L'INIZIO DI UN CICLO

02.07.2012 01:00 di  Tommaso Loreto   vedi letture
L'INIZIO DI UN CICLO
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Non ce l'ha fatta l'Italia, non ce l'ha fatta Cesare Prandelli. Troppo forte la Spagna, troppo sfiancati gli azzurri per provare a contrastare il gioco manovrato delle "Furie Rosse". Restano e resteranno i dubbi e le perplessità che da più parti (ci scommettiamo) si alzeranno in merito ai cambi di Prandelli. Con la sostituzione di Motta per Montolivo che probabilmente deve aver scontentato molti. Ma proprio quando il centrocampista del Paris Saint Germain ha dovuto abbandonare il campo per infortunio, lasciando i suoi compagni in dieci, si è materializzata una sensazione che aleggiava su Kiev sin dai primi minuti.

Pazzesco l'avvio della "Roja", con un uno-due che avrebbe probabilmente tagliato le gambe a chiunque. Tanto più a un gruppo come quello di Prandelli già in ampio debito d'ossigeno e muscoli per le gare ravvicinate, gli infortuni e i pochi giorni di recupero. Il quattro a zero finale suona come la più logica conseguenza di uno strapotere fisico ancor prima che tattico e tecnico. E poco avrebbero cambiato, vien da pensare, anche altri tipi di sostituzioni. L'Italia si è sgretolata di fronte alla velocità della Spagna, davanti alle sue geometrie, davanti al suo ritmo. Quasi che in campo non fossero più in undici i giocatori con la casacca rossa, ma molti di più.

Di certo, seppur con l'amarezza di una finale nella quale gli Azzurri non sono mai stati in grado di far pensare di poter ribaltare gli equilibri, resta un torneo europeo che probabilmente nessuno avrebbe immaginato così positivo. Tanto più rivedendo e ripensando alle prestazioni sfoggiate proprio contro gli spagnoli all'esordio, e successivamente nella fase finale contro Inghilterra e Germania. In un periodo in cui il calcio italiano sembrava non contare più di tanto, l'impostazione di Prandelli ha fatto sobbalzare sportivi italiani e non. Riavvicinando la gente alla Nazionale, e dimostrando che anche in una selezione non di club, si può impostare un vero e proprio modello di gioco.

Perchè proprio la ricerca del gioco ha comunque pagato, perchè le scommesse su Cassano e Balotelli alla fine hanno pagato, e perchè da tempo non si vedeva una Nazionale azzurra giocare come ha fatto. Con ordine, con raziocinio, e con la giusta cattiveria dai quarti di finale in poi. Grande, grandissimo il merito di Prandelli, al suo primo appuntamento con la storia da c.t. azzurro. Il primo round non è finito come sognava, ma il suo ciclo in Nazionale di fatto è ufficialmente aperto. E ci sono tutte le ragioni del caso per credere che anche in Brasile, con lui in panchina, ci sarà parecchio da divertirsi.