FIORENTINA, Ancora non basta
La sveglia sembra essere suonata. Reazione di carattere, partita di cuore, sfida da cardiopalma. Tutto vero, tutto buono se paragonato ai fiaschi viola di domenica scorsa, nella sagra degli sbadigli e degli orrori con la Lazio o alla disastrosa trasferta di Lecce. Tutto vero, appunto. Ma la Fiorentina, almeno quella deluxe delle passate stagioni, è ben altra cosa. Sia lodato San Sebastien Frey, se Marassi ha strozzato l'urlo in gola a più riprese. Voli, parate, tuffi, piroette. Il tutto per mettere a tacere le prime sibilline voci su un'annata no, dopo le prestazioni quasi sufficienti poco dopo lo start del campionato. Quando il migliore è il portiere, però, c'è da interrogarsi.
Interrogarsi e capire perché Eduardo, dall'altra parte, sia stato così poco impegnato. Gilardino si è sbloccato, e questa è una notizia. Dovrebbe esser la norma, quando la professione è quella d'esser centravanti, ma siccome è periodo di magre, tutto grasso che cola. Il divertimento, contro il Genoa, non manca mai e ieri non è certo stata un'eccezione. Ritmi alti, carattere, grinta e via discorrendo. Poc'altro, però. Vargas è rimasto imbrigliato, cross (deviato) per Gilardino a parte, a pestare la linea mancina del campo. Zanetti, quello di ora, è la lontana ombra di un titolare da Champions. Pasqual inizia ad essere un problema, se ogni avversario sfreccia dalla sua con apparente facilità e, spostandoci nel reparto offensivo, non basta certo il lavoro da operaio di Cerci (ed un palo dopo una conclusione da applausi) per vincere. Poi Montolivo che, seppur in netto rialzo rispetto alla colonia di pollici versi che ne hanno popolato le pagelle post-Lazio, non è ancora decisivo.
Perché, in fondo, di questo si tratta. Di avere un gioco, di imporlo ai propri avversari, di convincere. E di vincere, soprattutto. Perché va bene la prova di carattere, ok la reazione d'orgoglio. Però in soldoni, ed è questo quel che conta, mezzo punto a partita all'inizio di un campionato è media sin troppo bassa per la Fiorentina. Intanto la sveglia sembra esser suonata. Piccolo e timido segnale, anche se non basta certo perché tornino i sorrisi. Servono i tre punti. Allora sì che la parola crisi potrà esser messa da parte definitivamente.