LIVORNO, La fine triste di una favola

Striscioni in città contro il tifoso diventato campione.
Segnando con l'Under 21 mostrò la maglia del "Che" regalata dai supporter amaranto
14.07.2007 07:19 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Il Tirreno

Evidentemente niente è per sempre. Nemmeno la più bella storia d’amore. Non si spiegherebbe altrimenti come possa esser finito il rapporto viscerale che legava Cristiano Lucarelli ai suoi tifosi. La città scossa dalla notizia ha reagito in mille modi: chi con rabbia, chi con ironia, chi con commozione. Tutti, o quasi, lo ringraziano, capiscono, ma non condividono la scelta e gli augurano buona fortuna. La domanda ora è un’altra: è adesso?
L’attaccante toscano, che a ottobre compirà 32 anni, ha deciso di fare le valigie, destinazione Donetsk, Ucraina. Lascia la città dove è nato, la squadra per cui ha sempre tifato da ragazzino e di cui è stato il capitano per quattro stagioni.
La città si è spaccata, ma quasi nessuno ha metabolizzato quanto successo. In giro sono apparsi molti striscioni e nessuno tenero con l’ex pupillo labronico: segni di un grande amore finito. Tutti sognavano un capitano a vita che concludesse la carriera proprio là dove era nato. La delusione è per la partenza, ma anche per la destinzione. «Prenderà i soldi da un capitalista senza scrupoli - dicono - come è possibile dopo tutto quello che ha detto e fatto».
Alcuni forse ricordano, infatti, quando, giocando con l’Under 21 nella sua Livorno, segnò mostrando alla curva la maglietta di Che Guevara che i tifosi amaranto gli avevano dato.


È lì che nasce il fortissimo legame tra Lucarelli e una curva di cui è diventato il leader, il capitano, il beniamino, il mito.
Ma prima di coronare il sogno di giocare con la maglia del Livorno Lucarelli continuò a fare e disfare le valigie: prima il Valencia di Claudio Ranieri poi due stagioni a Lecce e infine Torino. La sua carriera è arrivata a una svolta nell’estate 2003, il Livorno di Aldo Spinelli lo chiama in serie B e Cristiano vola di corsa. I numeri gli danno ragione, perchè con 29 gol trascina i suoi a una storica promozione in serie A.
Nel 2004 poi la sua storia diventa leggenda: il suo cartellino era in comproprietà tra Livorno e Torino, i granata offrono 4 miliardi ai toscani e uno d’ingaggio al giocatore ma Lucarelli, pur di vestire la maglia della sua squadra, dice no. «Alcuni calciatori si comprano la Ferrari o lo yacht - disse il bomber toscano - io mi sono comprato la maglia del Livorno per un miliardo». Vive altre tre stagioni in amaranto fatte di gol (92 in tutto), di soddisfazioni (la storica qualificazione in coppa Uefa) ma anche di amarezze e di contrasti, soprattutto con il presidente Spinelli. Con la curva, invece, c’è una relazione idilliaca, che lo porta a dire no a sontuose offerte, dai russi dello Zenit agli inglesi del Tottenham, fino però a quel Livorno-Reggina finito 1-1, che regalò la matematica salvezza ai toscani ma che causò i fischi del pubblico. Una ferita per Lucarelli che dichiara: «Basta, ora taglio il cordone ombelicale con il Livorno. È una vergogna che si accusi la squadra di scarso impegno. A fine campionato cambierò aria». L’attaccante poi ricuce lo strappo ma se c’è un momento in cui l’incantesimo si è spezzato è proprio quello.