GALEONE, Lo chiamavo... Maritozzi
Giovanni Galeone ritorna aparlare. Lo fa attraverso le pagine di Tuttosport, ripercorrendo la sua storia con l'Udinese e soprattuto parlando di calcio.
Dopo aver lasciato il Pescara Galeone si dedica "a fare da badante a mia suocera, anche se lei dice che è il contrario. E quando il tempo è bello esco in barca, la mia passione".
In barca va per dimenticare l'amarezza dopo l'esonero dell'anno scorso: "Ma l'amarezza mi è venuta dopo - precisa Galeone - quando qualcuno ha sostenuto che con me regnava l'anarchia e senza di me l'Udinese avrebbe ritrovato risultati e solidità difensiva...S'è visto! Io ho fatto 26 punti all'andata, 6 vittorie 8 pari e 5 sconfite subendo 23 gol. Malesani nel ritorno ne ha fatti 20 e subiti 33, ha perso 9 gare e ne ha vinte 5 tra cui quella col Milan nel giorno dell'addio a Costacurta. Sono bastate due vittorie a Malesani per farlo straparlare, dire che aveva trovato l'anarchia e aveva riportato l'organizzazione. Io non mi sono mai permesso di giudicare il lavoro di un mio collega, non dissi niente di Cosmi quando rilevai l'Udinese in crisi e la salvai ridando gioco, entusiasmo e risultati".
Udine doveva essere l'occasione per uscire di scena alla grande: "io volevo mollare. Poi mi son fatto convincere e sin dal mercato sono nati i problemi. E' inutile negarlo: oramai il mercato lo fanno le società con i procuratori, gli allenatori ci mettono poco becco. L'unico mio intervento è stato per Almiron. Chiamai Pozzo in Spagna per dirgli di riscattarlo. Siamo riusciti a perderlo alle buste con l'Empoli, mica col Real Madrid. Con lui regista e Obodo e Muntari ai lati avevo la mediana più forte della Serie A".
E proprio sui procuratori afferma che "sono il problema principale del calcio: si rigirano i presidenti come vogliono. Per ogni giocatore di valore ne piazzano pure sei scarsi. E durante la stagione si lamentano perchè non li fai giocare e dicono ai presidenti che il problema è il tecnico che non sa valorizzarli". Ma non solo procuratori: "le rose troppo ampie sono una sciagura. I presidenti ti affidano una serie di ragazzotti e ti dicono 'tu provali, allenali'. Ma certi ti rovinano pure l'allenamento. Magari provi tutti i movimenti e arriva uno che ti crossa in tribuna. Arriva il sordo e addio concerto. Non parlo dell'udinese che sa trovare i talenti. Ad esempio Montiel. Un fenomeno".
Ricorda poi il battibecco con Materazzi: "non mi piaceva fin da ragazzo. Lo chiamavo Maritozzi. L'anno scorso in coppa Italia si comportò male in campo, sfotteva. Non sono stato il solo a notare negli anni gli eccessi. Ai Materazzi preferisco i Maldini"
Sulla zona il suo maore dice che "è pura poesia. E' una orchestra che suona in piedi. Un crescendo rossiniano. Ed è molto semplice: 10 minuti per spiegarla. Ma poi amo anche quelli che prendono il pallone, scartano tutti e segnano. Il alcio dev'essere allegria e fantasia. A un certo pnto sembra essere diventato solo muscoli e potenza. I LAB impazzano e i giocatori sembrano cntenti. Io su certe pance non mi sarei disteso nemmeno se mi quadruplicavano l'ingaggio. Quando mi hanno proposto per la prima volta il preparatore atletico io dissi 'va bene ma comincia il suo lavoro quando io ho finito il mio'. Io mi reputo un insegnante del calcio. Spiego ancora come passare la palla. Io lavoro sul campo. La lavagna la lascio a Mourinho. E sono fiero di non aver mai chiesto falli tattici. Il 4-3-3 è il modulo migliore per coprire tutto il campo. Altrimenti il 4-2-3-1 che la Roma ha fatto alla grande. Amo le verticalizzazioni, senza stare a menarsela troppo.".
Prima di un pescara Napoli non chiese nemmeno di marcare Maradona: "me lo volevo godere. Ma non volevo nemmeno modificare l'assetto della squadra. Contro una grande 8 su 10 perdi lo stesso. Ma ogni anto puoi fare pure lo scherzetto".
Sulle sue storie perdute conferma che "sono storia nota: sono stato vicinissimo al Napoli di Maradona e all'Inter, ma Moratti aveva mille consiglieri: lo consigliarono male".
Infine rivela che il migliore che abbia mai allenato è "sliskovic. Fumava e beveva caffè in continuazione. ma che talento. Poi Muntari. Meriterebbe il Barcellona". Conclude con un aneddoto. "Una volta consigliai un giovane al Pescara: si chiamava Romario".