TAIBI, Guberti è un talento e gli ho consigliato Firenze
Un passato, glorioso, a difendere i pali di mezza Serie A: Reggina, Atalanta, Piacenza, Venezia, Torino e una “puntatina” anche nella Premiership con il Manchester United (4 presenze nel 1999). Massimo Taibi ne ha viste tante da quando per la prima volta indossò i guantoni del Licata in Serie B nella stagione 1988-89. Al Torino lo chiamavano “il muro di Palermo”, la sua città. Adesso gioca nell’Ascoli, in B, e di chiudere la carriera proprio non ne vuole sapere. Suoi illustri colleghi, non più giovani, come Pagliuca vorrebbero continuare ma non hanno squadra. Taibi parla del suo Ascoli ma anche di mercato, argomento che non disdegna mai.
CAMPIONATO
“Stiamo disputando un’ottima stagione, siamo in linea con il programma della società. Il nostro è un progetto biennale, quest’anno di assestamento, il prossimo di rinascita. Non siamo obbligati a tornare subito in A. E’ chiaro che se dovesse presentarsi l’occasione ce la metteremo tutta per accorciare i tempi perché abbiamo le qualità per puntare ad uno dei primi 6 posti in classifica”.
ADDIO TORINO
“Sono contento di aver scelto Ascoli ma non posso rinnegare il mio passato al Torino. La società ha deciso di fare altre scelte, nonostante avessi ancora un anno di contratto. Ho preso atto che lì non mi volevano più e ho preferito andare via. Tutti conoscono il mio carattere e sinceramente posso dire di non esserci rimasto bene per il trattamento ricevuto, dopo aver dato tanto per quella maglia e dopo aver disputato un buon campionato. Comunque auguro ai tifosi del Toro grandi soddisfazioni. Se fossi rimasto al Torino, non è un mistero, in futuro avrei ricoperto un ruolo all’interno della società, come ha sempre dichiarato anche il Presidente Urbano Cairo. Adesso non è più realizzabile ma penso solo a giocare perché non ho voglia di smettere. Quando non mi divertirò più e gli allenamenti mi inizieranno a pesare allora deciderò del mio futuro. A giugno del 2009 avrò 39 anni, forse in quel caso dovrò decidere di fare altro nella mia vita”.
GUBERTI, UN TALENTO
“E’ normale che sia al centro delle trattative di mercato, io lo consiglio a molti club di A. Oltre ad essere un bravo ragazzo, con la testa sulle spalle, ha enormi margini di miglioramento ma soprattutto ha una grande dote: l’umiltà e lavora sodo per essere ancora più forte. Non è vero che gli ho consigliato di andare a Torino, anzi gli ho detto di trasferirsi a Firenze che per lui sarebbe una tappa fondamentale. Comunque sono due grandi piazze, preferisco i viola perché lì c’è Mister Prandelli che oltre ad essere un allenatore eccezionale è anche un fenomeno con i giovani. Non credo, però, che andrà via già a gennaio anche se nel calcio non si hanno certezze. Dipenderà dall’Ascoli e dal nostro tecnico, Ivo Iaconi”.
DIDA, LASCIA IL MILAN
“Posso dare un giudizio dall’esterno e mi sembra un caso davvero anomalo. Dida con il Milan ha vinto due Champions League, un’Intercontinentale, una Supercoppa Europea. Ma da un paio di anni, effettivamente, è sempre sotto accusa. Nessuno si ricorda tutto quello che di buono ha fatto, finora, per il Milan e va detto che gran parte dei meriti dei successi rossoneri è anche il suo. Siamo di fronte ad un rapporto logorato soprattutto con la stampa che lo accusa al minimo errore. Se fossi in lui cambierei aria da subito, il suo ciclo al Milan è finito. Frey? Insieme a Buffon è il più forte che abbiamo in Italia, potrebbe tranquillamente giocare in una grande come il Milan. Ma difficilmente la Fiorentina lo lascerà partire, sarebbe assurdo”.
PORTIERI, SCUOLA IN VIA D’ESTINZIONE
“In Italia non ci sono più i portieri di una volta, manca la scuola, la base. Non andando nello specifico dei vari club, si nota in generale che tra le formazioni giovanili non ci sono più tra i preparatori, ex portieri. Per questo si vedono sempre più numeri 1 stranieri; in Italia abbiamo fatto non uno ma due passi indietro. Peccato perché prima eravamo d’insegnamento in Europa e non solo”.