PIANI A RFV, Ds? C'è stata un'evoluzione del ruolo

03.01.2023 17:31 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
PIANI A RFV, Ds? C'è stata un'evoluzione del ruolo

Nel corso della trasmissione di approfondimento Scanner a cura di Giulio Dini su Radio Firenzeviola e in cui si è trattato temi inerenti alle nuove professioni del calcio è intervenuto il segretario del settore tecnico della FIGC Paolo Piani che si è così espresso: "Il nostro settore tecnico si occupa della formazione delle professionalità del calcio".

Quali sono quelle che non richiedono il diploma per operare: "Per quanto riguarda gli allenatori siamo riusciti a rendere quasi obbligatorio un allenatore diplomato per categoria. Non serve per alcune figure come gli osservatori o match analyst, mentre per tutti gli altri c'è l'obbligo. Esiste anche all'estero, c'è una sorta di convenzione per tutte le federazioni europee. C'è un controllo da parte della UEFA, per cui gli allenatori devono essere tutti qualificati. L'Italia in questo senso, insieme ad altre cinque nazionali ha in qualche maniera uniformato la formazione, è stata un promotore di questa attività". 

Sugli aggiornamenti per coloro che hanno preso il patentino: "Sotto questo aspetto c'è un obbligo che deriva sempre dalle norme internazionali che prevedono 15 ore di aggiornamento ogni 3 anni per tutti le figure di allenatori. Stiamo portando avanti anche questa fase di aggiornamento. C'è comunque bisogno di nuove professionalità, aldilà della figura di allenatore soprattutto nei settori giovanili. La nostra è una scuola che rispecchia la maniera di essere allenatori. Ci sono alcune scuole molto caratterizzate in altre cose, come per esempio le olandesi. Noi cerchiamo di dare tutto quello che per noi sono le novità e i mutamenti del calcio. Non c'è rigidità come nelle altre scuole. Ci piace portare tante testimonianze, la nostra scuole vuole insegnare a fare sintesi. I nostri allenatori sono realmente molto trasversali, c'è sicuramente un'attenzione particolare nel corso della partita, di lettura a livello tattico. Quello che caratterizza l'allenatore italiano è anche quello di avere come forza quella di non essere radicato in un'impostazione ben precisa".

Sul patentino di UEFA PRO: "Spesso siamo criticati per cui solo alcuni ex calciatori riescono a fare l'UEFA PRO, però invece posso dire che ci sono tanti che invece non hanno un passato da giocatore importante. Non è solo la scuola tedesca, ci sono tanti nomi anche adesso in Serie A che non hanno un grandissimo passato da calciatori professionisti ma che comunque hanno conseguito il patentino grazie alla formazione e alla dedizione". 

Sulle altre professioni: "Il ruolo di ds è particolare, è un ruolo tipicamente italiano. In altri paesi non c'è. Qui da noi stiamo cercando di modificare il corso in chiave moderna, anche in merito alle nuove esigenze a livello imprenditoriale , rimanendo sempre collegato all'aspetto tecnico. Nuove figure come match analyst invece, che tra l'altro è la più incrementata e richiesta all'interno dei corsi, nasce da un'evoluzione del gioco del calcio e quindi stiamo cercando di tenere conto di queste nuove richieste per restare al tempo con tutti i cambiamenti".

Sul percorso e sugli allenatori all'interno della scuola: "I nostri allenatori hanno una grande capacità tattica, però questo può essere anche un limite se si analizza l'aspetto atletico che può passare in secondo piano. Non credo che Coverciano possa essere l'unico ente per migliorare. Quindi la scuola cerca anche di migliorare fuori dal percorso obbligatorio che uno deve fare. Tante cose abbiamo provato e abbiamo visto che non funzionavano. Noi dobbiamo stimolare l'allievo a fare un percorso parallelo una volta concluso il corso a Coverciano, a livello comunicativo o di inglese. Spesso noi invitiamo i nostri allievi di andare all'estero a vedere altri contesti e molti di loro lo fanno. Questa è una grande capacità che la scuola deve dare e che viene data, perché la formazione deve essere continua".

Sui direttori sportivi: "Per i ds oggi questo ruolo è destinato a evolversi in senso più manageriale oppure il ds si trasformerà in una sorte di capo scouting. Le proprietà vogliono uomini di calcio che abbiamo ampie abilità manageriali. Per questo la figura si deve evolvere senno rimarrà ancorata alla figura molto simile ad un osservatore. Stiamo cercando di dare impronte manageriali durante il corso, il ds deve essere un manager, perché gestisce il bilancio. Ce lo ha detto anche Thiago Pinto, l'area scouting lavora come osservatori, e poi riferisce al ds che si assume la responsabilità della scelta a livello aziendale. Ci sono tanti ds che ci dicono che cercano osservatori che abbiano la capacità di assumersi la responsabilità delle scelte, ma non è facile. Però tanto poi sono coperti dal direttore sportivo. Ci vogliono persone che nelle loro area di competenza si riescono ad assumere il rischio della decisione. Questo è quello che viene chiesto dagli attuali direttori sportivi".

Sull'italianizzazione: "Al Mondiale era evidente. L'Argentina è allenata da Scaloni che ha preso il patentino B in Italia, e si è visto che nel suo gestire le situazioni era molto di scuola italiana. Il saper adattarsi diventa fondamentale, se hai tante conoscenze puoi decidere quale sia la migliore da applicare, se ne hai poche, devi scegliere tra poche. In questo senso Scaloni è una prova".