PARTITA APERTA
E menomale che la presentazione della squadra aveva riportato un po' di serenità. Nella piazza centrale di Moena sale tutta la comitiva viola. Corvino fa gli onori di casa, Paulo Sousa ritrova il sorriso e non nega una foto o un autografo a nessuno. Persino Ilicic scherza con il numeroso pubblico che lo applaude. Tutto bello, insomma, se non fosse per quel “no” di Pepito nel momento in cui gli avvicinano il microfono. Forse soltanto un momento di timidezza per Giuseppe, eppure non può passare inosservato il suo silenzio.
Nè sui media (e i quotidiani in mattinata chiaramente riprendono la questione) né sui social dove molti tifosi esternano la propria delusione. Un silenzio che, comunque la si pensi, non è il massimo. D'altronde che qualcosa tra le parti coinvolte non girasse nel migliore dei modi si era intuito, nonostante Corvino oggi in conferenza stampa abbia escluso che Rossi possa essere un problema. La stima e la fiducia di d.g. e tecnico non viene meno, e questa è la linea, ma resta da capire come e quando trovare un punto d'incontro.
L'arrivo del procuratore Pastorello seguito soltanto da un semplice saluto non sembra in effetti preludere a grandi sodalizi. E, non a caso, lo stesso manager di Rossi si è ritrovato a seguire la prima amichevole stagionale tra i tifosi piuttosto che nella tribunetta degli ospiti della Fiorentina a bordo campo. Peccato, perchè al di là di quello che sarà il futuro di Rossi, un semplice saluto alla tifoseria non avrebbe cambiato granchè.
Certamente “Pepito” non si tira indietro né durante gli allenamenti né tantomeno al momento del consueto contatto con i tifosi fatto di foto, selfie e autografi (come capitato oggi al termine dell'allenamento). E, anzi, confrontando il Rossi di Moena ad altri funamboli del pallone (Higuain che aspetta la Juve con il Napoli, per fare un esempio, o lo stesso Bacca al Milan fresco di rifiuto al West Ham) la differenza è evidente. Eppure quel silenzio si poteva evitare, tanto più in un ritiro dove gioco forza “Pepito” è la principale attrazione e anche il più coccolato.
Il primo striscione intravisto al “Benatti”, in effetti, era proprio un messaggio di “bentornato” dopo l'esperienza spagnola al Levante. Sarà anche il rapporto con Sousa a spingere lontano da Firenze l'italo americano, ma un semplice saluto a chi spera ancora di vederlo incantare in maglia viola non avrebbe cambiato poi molto il suo futuro e quelle che saranno le dinamiche tra lui e la Fiorentina. Dinamiche, come detto, destinate a trovare, in un modo in un altro, un punto d'incontro onde evitare che quel silenzio di ieri sera, col tempo, si trasformi in un rapporto teso che non gioverebbe a nessuno.