NELLE PALUDI DELL'ANONIMATO
Quando Andrea Della Valle, la scorsa estate a Moena, tirò fuori il settimo posto come obiettivo stagionale quello attuale appariva come il peggior scenario possibile. In realtà tra le pieghe delle parole del patron viola, di fatto le ultime su programmi e ambizioni fino ad oggi, si nascondeva il crollo di qualsiasi ambizione potesse inseguire la Fiorentina. Il silenziamento di qualsiasi emozione, la neutralizzazione di qualsiasi speranza di lasciare il segno.
Oggi che la Fiorentina ha per forza di cose segnato sul calendario la data del 25 aprile le gare che mancano alla fine del campionato diventano uno spettacolo ripetitivo, come ripetitiva è la tendenza di questa squadra a farsi riprendere. Nei novanta minuti che si susseguono gli uomini di Pioli fanno anche vedere qualcosa di buono, ma sono regolarmente ripresi dagli avversari. E come accaduto a Roma il risultato finale non può che essere un pareggio.
Con quindici segni x sul curriculum è chiaro che Pioli finisca sul banco degli imputati, gli stessi cambi in corsa ieri all’Olimpico sono parsi meno efficaci dell’avversario Ranieri, ma è altrettanto chiaro che è tutta l’impalcatura intorno alla squadra che ha identiche responsabilità. Nel non aver saputo assemblare adeguatamente una rosa che continua a mostrare difetti strutturali, e nel non saper motivare un gruppo giovane che avrebbe bisogno di tutt’altri stimoli.
Invece nel silenzio che contraddistingue il mondo viola, la sua proprietà e la sua dirigenza, sembra che soltanto qualche parola fuori luogo del tecnico, o qualche indiscrezione di mercato, siano meritevoli di replica. E la diretta conseguenza è una squadra che a forza di pareggiare si è ritrovata nelle paludi più anonime del campionato, aggrappata alla speranza di centrare una finale di Coppa Italia per non vivere a fine aprile il fallimento di una terza stagione lontano dall’Europa. Uno scenario ben peggiore dei 7 punti di distanza da quel settimo posto che doveva essere il traguardo da tagliare.