NEL MIRINO
Non esattamente in discussione, ma certamente sul tecnico Paulo Sousa cominciano a piovere i primi dubbi e le prime perplessità. Al di là della sconfitta di Torino, e di una classifica alla quale mancano una settantina di minuti da recuperare con il Genoa, è soprattutto il gioco poco convincente della squadra e un approccio come minimo molle a far discutere, ma soprattutto a deludere.
Perchè dal confronto con la passata stagione - che un po' tutti i quotidiani in edicola questa mattina hanno evidenziato - il lavoro di Sousa esce per forza di cose ridimensionato. Una decina di punti in meno, ben otto reti segnate in meno e sei gol al passivo, ovvero comunque due reti in più rispetto all'ultimo campionato. Numeri che nella loro freddezza bene raccontano il calo di questa squadra, apparso da gennaio in poi inarrestabile.
Ed è poi questa la principale responsabilità addossata all'allenatore portoghese. Lasciato alle spalle un mese di gennaio devastante, anche e soprattutto sul mercato, Sousa non è riuscito a scrollarsi di dosso le scorie dei mancati rinforzi, ed è come se alla lunga anche la sua squadra avesse intrapreso una discesa ineluttabile verso il grigiore e l'anonimato.
La speranza che il gruppo confermato in questa estate potesse esprimersi come nel girone d'andata dell'anno scorso (e non come in quello di ritorno) rischia oggi di scontrarsi con la realtà di una Fiorentina sempre uguale a sè stessa da dieci mesi a questa parte. Interrompere questo trend e trovare una nuova strada, possibilmente meno noiosa sotto il profilo del gioco, diventa così il primo imperativo per Paulo Sousa. Affinchè da qualche critica non si passi a a una vera e propria panchina traballante.