MUTU-FIORENTINA, Indecisi a tutto
Tranquillità cara sconosciuta. Cinque giorni nel nuovo anno, cinque passi nell'immediato futuro ed ecco che in Fiorentina scoppia di nuovo il caos. Nuove dinamiche, antichi protagonisti. Adrian Mutu ha compiuto, ieri, l'ultimo capolavoro di una lunga serie di atteggiamenti che definire discutibili sarebbe riduttivo. Uno strappo definitivo, totale, finale fra quello che è stato uno dei talenti più preziosi che siano passati dal "Franchi" (calcisticamente parlando, Mutu resta uno dei giocatori più forti dell'era Della Valle, piaccia o non piaccia) e la società che, a dispetto di tutto, l'aveva riportato nell'Olimpo del calcio.
Mutu ha tradito tutti ancora una volta, facendolo con quel pizzico d'arroganza che, fra l'altro, mal si addice alle leggi e agli equilibri di uno spogliatoio. Risse all'alba, serate brave, pasticche per dimagrire alla sibutramina e tira e molla sul mercato. Francamente il menù è da indigestione. Con l'ultimo strappo consumato mentre stava per entrare in campo, salvo decidere di rivestirsi e andarsene senza dire niente a nessuno. Alla faccia della primadonna....
Mutu, adesso, seguirà la sua strada. Firenze, comunque, lo ricorderà come un campione che, sul campo, ha lasciato il segno e presto le sue bravate resteranno a corredo del curriculum calcistico. Succede, soprattutto nel mondo del pallone. Quel che resta, però, è una Fiorentina che in un'annata già dai contorni difficili, adesso perde l'uomo di maggior talento. Non che lo avesse potuto avere con continuità nemmeno in questa stagione, ma di certo adesso la rosa è ancora più scoperta. E ancor più debole.
Perchè di certo, e questo è evidente, trovare un sostituto all'altezza su due piedi, per di più nel mercato di gennaio, è affare assai complesso. Con Corvino a compiere un vero e proprio miracolo. E allora, mentre ancora una volta la Fiorentina deve stringere i tempi il più possibile, è inevitabile domandarsi se non si potesse intervenire, e soprattutto scegliere e decidere, prima. Con un'unica direzione. E con unità d'intenti determinata. Magari quando il romeno s'è beccato 9 mesi di squalifica per doping, o quando cazzottava camerieri all'alba prima di tornare a fare il calciatore.
Senza mezze misure, senza attendere decisioni della magistratura in un paese dove la causa media, civile o meno, come minimo si allunga a qualche anno. Senza passi in avanti e successive retromarce fra un prova senza acuti del "Fenomeno" e infortuni domestici da due settimane e passa. Evitando di andare sul mercato in estate per attendere il rientro di Mutu nonostante l'infortunio di Jovetic, salvo poi ritrovarsi di nuovo in empasse di fronte ai nuovi problemi extracalcistici a 48 ore dal suo rientro in campo.
E, ancora, chiarendo in modo netto, fin da metà dicembre, quali dovessero essere gli esiti sul mercato dell'intera vicenda. Scegliendo cioè se vendere Mutu a zero, se farlo solo all'estero, o se accettare anche eventuali ipotesi come quella del Cesena. Ipotesi che, per inciso, ai fratelli Becali faceva comodo eccome (e in questo, non ce ne vogliano i fratelli procuratori, anche la Fiorentina ha avuto le sue ragioni espresse nel duro comunicato di ieri). Perchè in questo modo, se Mutu oggi si ritrova ostaggio della Fiorentina solo ed esclusivamente per colpe sue, è altrettanto vero che la Fiorentina, di nuovo, è ostaggio della sua confusione interna, o meglio, della sua mancanza di direzione e decisione nel tanto conclamato "Progetto viola".