MUTU e KUZ, Sarà una notte di stelle
Stelle e stalle. Giochi di parole, ma anche giochi di prestigio che, nella Fiorentina 2009, a qualcuno riescono e a qualcun altro meno. Sono i casi di Adrian Mutu, tre gol e buonanotte ai sogni del Genoa, e quello di Zdravko Kuzmanovic, astro nascente in fase di stand-by. Partiamo dal Fenomeno. Quello che «con» è tutta un’altra Fiorentina: più carattere, più estro, più gol. «Hat-trick», direbbero gli inglesi. Tripletta a Marassi e pallone della partita a casa. «Una cosa che mi ha davvero eccitato. Era da folli pensare di recuperare tre reti a una diretta concorrente per la Champions come il Genoa». L’Adrian da Calinesti lo confessa a Libertatea.ro, un sito del suo Paese. Tutto pepe e proiettili in canna: «Per me è stata la prima tripletta in serie A, l’ultima risaliva ai tempi della Dinamo Bucarest. Abbiamo dimostrato di avere un grande carattere e grandi ambizioni. Sono davvero felicissimo per quanto siamo riusciti a fare, una sensazione unica». Ora per il numero dieci viola, dopo gli impegni europei e non in maglia gigliata, si prospetta in nazionale una sfida tutta fiorentina. In programma c’è la sfida tra Romania e Serbia. «Sono contento di tornare in nazionale. Contro la Croazia sono mancato perché il dottore, dopo la partita contro la Lazio, mi ha raccomandato tre giorni di riposo assoluto per un bruciore alla coscia.
Ora ci aspettano match decisivi contro Serbia e Austria: spero di stare ancora così bene e di continuare a segnare».
E POI c’è Kuzmanovic, cigno reale dello scorso campionato, anatroccolo piuttosto triste in questo. La forma del centrocampista poco più che ventenne, è in fase calante. Tiri sbagliati, errori, ma una scusante grande come la sua voglia di riscatto: la carta d’identità. «Peccati di gioventù», dicono gli esperti. Anche perché la stoffa per essere grande c’è, eccome. «E con un Mutu così accanto, tutto è più semplice». Kuz lo ammette candidamente, a Blic Online. «Mutu è in un momento di forma straordinaria, ha risollevato la gara contro il Genoa quanto tutto sembrava perduto, con lui siamo una squadra diversa». A fine marzo, la sfida tra i due in nazionale. «Per fermarlo, non serve provocarlo. E poi credo che un giocatore da solo non faccia una squadra, neanche Adrian». Una squadra da solo,probabilmente no. Ma da Genova provengono strane leggende sugli incubi dei Grifoni. Stekelenburg e il suo Ajax sono avvertiti.