MARZO-APRILE, Imprese, disfatte e l'addio del Corvo
11 partite di campionato. 3 vittorie viola, 4 pareggi e 4 sconfitte. Per una squadra come la Fiorentina della passata stagione non sembrerebbe esserci niente di strano in questi risultati, ma in realtà non è così. In mezzo a queste gare ci sono due imprese e una batosta che resteranno indelebili nella storia della società gigliata. Andiamo con ordine. La squadra di Delio Rossi, dopo aver rimediato due sconfitte contro Napoli e Lazio, si trova di fronte il Cesena all’Artemio Franchi per uno scontro salvezza da non poter sbagliare. Alla fine il risultato (2-0) premierà la Fiorentina, anche se con tantissima fatica. Tre giorni più tardi la squadra viola pareggiò per 2-2 nel recupero della trasferta di Parma, andando vicino alla vittoria e tornando al gol lontano dal Franchi dopo ben 3 partite all’asciutto.
Poi fu il turno del Catania al Massimino con una sconfitta per 1-0, ma la gara che rimarrà per sempre indelebile nelle menti dei tifosi viola è quella contro la Juventus del 17 marzo. Uno 0-5 che ci limitiamo solo a menzionare. Il giorno dopo a rimetterci il posto fu Pantaleo Corvino che di comune accordo con la società decise di farsi da parte dopo anni di grandi soddisfazioni trascorsi a Firenze. Da questo momento in poi partì la vera e propria caccia al suo successore che sarebbe però arrivato a stagione già conclusa. Dopo la Juventus arrivarono il pareggio di Genova e la sconfitta interna contro il Chievo, con la Fiorentina ad un passo dal baratro. Ma proprio quando tutto sembrava compromesso arrivò l’impresa. Vittoria per 2-1 a San Siro contro il Milan di Ibrahimovic, grazie ad un gol, l’unico in maglia viola, di Amauri. Poi il pareggio al Franchi contro il Palermo e la vittoria all’Olimpico contro la Roma che diedero un po’ di respiro alla squadra gigliata. Il pareggio a reti bianche contro l’Inter e la sconfitta di Bergamo contro l’Atalanta conclusero il mese di aprile della Fiorentina. La salvezza sembrava raggiunta ma la squadra viola avrebbe dovuto sudare ancora.