C'È MOLTO DA IMPARARE, C'È INVIDIA E C'È RABBIA A QUEL RICORDO
Dopo il ritornello “molliamo il campionato”, oggi è stato intonato quello “non sono queste le partite da vincere” aggrappandoci sempre di più all’idea della vittoria di una coppa…e va anche bene, ci mancherebbe. Credo che nessuno pensasse di vincere al Maradona nel giorno in cui i partenopei festeggiavano in casa loro, però a me resta il fastidio di vedere partite come quella di ieri. Il Napoli non ha fatto niente per dare un senso alla gara, ha aspettato che glielo dessimo noi con i tanti errori che abbiamo fatto, con la poca incisività, con la voglia quasi di svignarsela il prima possibile dalla bolgia più che naturale per la conquista del terzo scudetto.
Vuoi non arrivare con un cadeau per questi eroi del popolo napoletano? E allora abbiamo pensato di impacchettargli due rigori, il primo regalato dalla ditta Terracciano-Amrabat e il secondo, visto che il primo era stato parato, da Gonzalez. La squadra di Spalletti è cento volte più forte della nostra e se avessero giocato con più foga forse ci avrebbero asfaltati, ma nel primo tempo la Fiorentina ha pure provato a fare qualcosa, addirittura tre occasioni con Jovic, ma siamo stati poco incisivi e concreti (come troppe volte nella storia) ed è andata come, forse, doveva andare.
Se la settimana scorsa a Salerno gli esterni erano stati i protagonisti del gol con Gonzalez e Ikonè, ieri proprio Gonzalez è stato per me il peggiore in campo causando il secondo rigore e sbagliando da buona posizione, davanti a Gollini, un tiro finito alle stelle. Ma è stata tutta la prestazione nel complesso ad essere deludente e a fargli compagnia ci ha pensato il suo compagno Sottil che dalla parte opposta non ha certo brillato. Capisco che giocare nella bolgia dell’ex San Paolo non deve essere stato facile, ma se vorremo giocare su grandi palcoscenici dobbiamo abituarci anche alle grandi pressioni.
Visto che la partita contro il Napoli è stata quasi surreale e come dicono i più “non contava”, farò qualche considerazione su tutto quello che gira intorno a questo evento storico dello scudetto e dico subito, senza falsa ipocrisia, che provo tanta, tantissima invidia per quello che stanno vivendo i tifosi azzurri. Sono settimane che non si parla d’altro su tutti i media, anche troppo se permettete, ma non riesco ed essere empatica del tutto con i napoletani perché mi torna subito alla mente Genny a’ carogna e quella finale di coppa Italia del 2014. Quello fu un giorno che non scorderemo mai e per chi era a Roma è stato un incubo, se ci ripenso sto male pure adesso, ma la storia non si cancella e quella rimane una ferita aperta per come si sono svolti i fatti e per il risultato del campo.
Ciò non toglie che si debba imparare molto dalla società e da De Laurentiis per il cammino che hanno fatto in questi anni, per la crescita graduale che li ha visti stabilmente in Europa da un decennio credo, vincitori di 3 Coppe Italia ed una Supercoppa ma che soprattutto, udite udite, non hanno uno stadio di proprietà, hanno ridotto il monte ingaggi e ceduto calciatori importanti ma, con competenza, hanno inserito altre grandi pedine nella rosa di Spalletti. Spero che i nostri dirigenti possano assorbire qualcosa da questa realtà e farsi venire il desiderio di intraprendere un cammino entusiasmante come quello fatto dal Napoli.
Su una cosa però non abbiamo da imparare niente e mi riferisco alle coreografie sugli spalti. Per l’esuberanza del popolo partenopeo quelle di domenica le ho trovate piuttosto banali e anche poco precise. Lo so che sa di rosicatura tutto ciò, che a loro non importerà proprio niente quanto esposto ma noi fiorentini siamo degli artisti per quanto riguarda le coreografie allo stadio e basta andare a vedere in rete quanti capolavori ha fatto la Fiesole. Con quelli si sarebbe vinto scudetti, Oscar e premi Pulitzer.
La Signora in viola