25 APRILE, Bruno Neri: storia di un mediano antifascista
25 aprile significa Liberazione ma anche Resistenza, intesa come volontà di non sottostare a un regime dittatoriale. La Resistenza nell'Italia dello scorso secolo si è combattuta sia con gesti simbolici che con le armi. Entrambe le strade sono state intraprese da Bruno Neri, partigiano italiano ma prima ancora centrocampista della Fiorentina anni '30.
Nato a Faenza nel 1910, Neri esordisce nella squadra della città e sin dagli esordi impressiona per capacità tecniche ma soprattutto atletiche, tanto da convincere la Fiorentina, nel 1929, ad acquistarlo. A Firenze Neri si evolve sia in campo, dove da terzino passa a diventare uno dei migliori mediani d'Italia, tanto da strappare anche qualche convocazione nella Nazionale di Pozzo, ma si trasforma anche fuori. Il ventenne faentino si avvicina all'arte, alla letteratura e frequenta lo storico locale de "Le Giubbe Rosse", dove entra in contatto con l'allora clandestino movimento antifascista.
Nella storia del calcio italiano a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale, Bruno Neri è conosciuto come il mediano antifascista soprattutto per un gesto compiuto il 10 settembre 1931. A Firenze si fanno le prove generali per l’inaugurazione dello Stadio che diverrà Artemio Franchi ma che allora era intitolato alla memoria di Giovanni Berta, squadrista fascista fiorentino. Prima di Fiorentina-Montevarchi, partitella organizzata per testare il terreno dell'impianto progettato dall'architetto Pier Luigi Nervi sotto il placet del regime, i giocatori si prestano al consueto saluto romano in onore del regime ma anche dei gerarchi fascisti e del podestà fiorentino presenti sulle tribune. Tutte le mani si alzano tranne quella di Bruno Neri: uno scatto in bianco e nero ritrae quel gesto diventato subito simbolo di antifascismo, in un atto di disobbedienza civile prodotta su un campo di calcio, uno dei pochi a dire il vero di quegli anni.
Bruno Neri fa seguire ai gesti i fatti e, una volta ritirato, sposa a pieno la causa della Resistenza Italiana: dopo l'armistizio del settembre 1943, l'ormai ex mediano imbraccia la baionetta e diventa partigiano per il Battaglione Ravenna, un impegno civile e militare che termina il 10 luglio 1944, quando perde la vita in uno scontro a fuoco con truppe naziste. Di Bruno Neri rimane il ricordo della sua città, Faenza, che gli ha intitolato lo stadio comunale. Rimane soprattutto quella diapositiva vecchia quasi un secolo in uno stadio che allora era un cantiere a cielo aperto, un'istantanea altamente iconica che, a distanza di novantadue anni condensa meglio di molti discorsi il significato ed il coraggio di resistenza.