TONI, Vieri farà tanti gol
E’ uno zingaro, Luca Toni, se è vero che a trent’anni ha già cambiato, Bayern compreso, dieci squadre. E’ uno zingaro con un cuore color azzurro e un altro viola, come dimenticare la bella favola di Germania 2006 e le due grandi stagioni in riva all’Arno? E’ uno zingaro che in maglia azzurra ha fatto strabuzzare gli occhi a tutti, tedeschi in testa, e in maglia viola ha segnato trentun reti in un campionato, cosa che nella Fiorentina non è mai riuscita a nessuno, neanche a Batistuta.
Toni, come si sta in Germania?
«Bene, molto bene. Certo sono le prime, primissime impressioni. Fra qualche tempo mi sarò fatto un’idea più precisa, no?».
Nostalgie?
«Per ora nessuna. Ma è troppo presto».
Allora ci regali pensieri in libertà su Firenze...
«A Firenze sono stato da papa, Firenze è una città bellissima, ci ho comprato anche casa e un giorno credo che ci tornerò a vivere per sempre. E poi dove li trovi tifosi così appassionati come quelli fiorentini? Non dimenticherò mai l’affetto che mi hanno dimostrato per tutto il periodo che ho trascorso in Toscana e soprattutto non dimenticherò il calore con cui hanno salutato la mia ultima partita in viola».
Ma perché ha deciso di andare in Germania?
«E’ una scelta che ho fatto di comune accordo con i Della Valle, sul piano economico è convenuta sia a me che alla Fiorentina. Un buon professionista per non sbagliare deve far prevalere la ragione sul cuore».
La città e i tifosi, d’accordo. E poi?
«E poi un allenatore preparato come pochi, un uomo sincero, onesto, leale. Se Prandelli deve dirti qualcosa te lo dice in faccia, mai alle spalle. Prandelli ha guidato una Fiorentina che per due volte aveva conquistato la Champions ma Calciopoli gliel’ha strappata di mano…».
Cos’è Calciopoli ai suoi occhi?
«Un grande scandalo? Io giocando non me ne sono accorto. Mi sono invece accorto che quando siamo andati in Germania a giocarci i mondiali tutti sparavano sulla Nazionale di Lippi, tutti prendevano le distanze da noi. Poi in tanti hanno sgomitato per correre ad abbracciare il vincitore. Uno spettacolo non edificante, direi meschino».
Torniamo alla Fiorentina: ha acquistato Vieri...
«Ha acquistato il più forte, Vieri viene a Firenze per dimostrare che come lui non c’è nessuno».
Allora addio Pazzini...
«Macchè addio. Pazzini può imparare da un campione come Vieri che, sono sicuro, gli darà una mano. E parla chi di Pazzini è amico fraterno, pensi che siamo stati anche in vacanza assieme, alle Seychelles».
Con Vieri no ma con Pazzini, che è diverso da lei, la Fiorentina dovrà cambiare modulo. Vero?
«Credo proprio di sì. Ma la squadra ha valori indiscutibili, vedrete che farà bene».
Fare bene cosa significa?
«Che vorrà conquistare la Champions League anche se questa volta sarà più difficile perché davanti alla Fiorentina ci sono l’Inter e il Milan, la Roma e la Juve».
Chi lo vince lo scudetto?
«Credo l’Inter perché è la più forte.
Seguono, appunto, il Milan, la Roma e la Juve».
Diceva bene di Prandelli. Ci regali un breve ritratto di Lippi...
«E’ un vincente. Ti trasmette una fiducia, una sicurezza, una carica che è difficile da raccontare. Bisogna viverla come l’ho vissuta io. E poi a Lippi sono riconoscente in eterno perché in Nazionale mi ha lanciato lui».
Donadoni?
«Non ti permette di mollare un attimo. Ha voglia di vincere quanto e più di noi giocatori che non ci sentiamo appagati, tutt’altro. Io sono molto, molto ottimista. Non solo andremo agli Europei e quindi faremo meglio della Nazionale di Bearzot che dopo aver vinto il mondiale non riuscì a qualificarsi ma abbiamo grandi possibilità di arrivare primi ancora una volta».
Anche senza Totti?
«Capisco dove vuole arrivare. E’ una scelta personale, io la rispetto. E aggiungo che Totti è un fuoriclasse, quando sta bene è uno dei migliori giocatori del mondo. Però la Nazionale può fare strada anche senza Francesco».
Magari la fa con Quagliarella…
«Appunto. Attaccante del tutto diverso da Totti ma dal talento eccezionale. Basti pensare che fa dei gol così belli che ti lasciano a bocca aperta».
C’è un giocatore di cui l’Italia non può fare a meno?
«L’Italia è piena di bravi giocatori, penso, ad esempio, a Cannavaro e Nesta. Però un campione come Gigi, voglio dire Buffon, al mondo non ce l’ha nessuno ma nessuno davvero...».
Secondo Gigi Riva, che di attaccanti se ne intende, un magnifico campione è anche Luca Toni...
«Grazie ma lo sapevo. Riva mi segue, mi incoraggia, mi consiglia, mi fa un sacco di complimenti. E’ la mia guida, è il mio punto cardinale in maglia azzurra».
Con il Bayern si è già prefisso degli obiettivi?
«Almeno un paio. Il primo è quello di vincere la classifica cannonieri, visto che ho l’obbligo morale di ripagare i tedeschi che, a trent’anni, mi hanno fatto un profumato contratto per quattro stagioni. Il secondo è giocare la finale di Coppa Uefa contro la Fiorentina. Sarebbe un’emozione grande grande...».
E un sogno ce l’ha?
«Vorrei vincere la Champions League col Bayern, competizione che segue a ruota, per importanza, il campionato mondiale. Così, quando sarò vecchio, potrò raccontare ai nipotini le tante gioie della mia vita calcistica...».