SACCHI, Calciopoli non è finita
«Calciopoli? Non è finita, perchè in Italia c’è ancora una scarsa cultura sportiva, il calcio viene vissuto solo come un gioco e quindi si può anche barare per vincere». Ma «la Juventus ha ritrovato etica e moralità. E’ già un grande risultato, questo. Se ci sarà la competenza, meglio ancora». Arrigo Sacchi non si smentisce mai: la sua trentennale battaglia per cambiare la cultura del calcio non è ancora finita, anche se è lui stesso ad ammettere che l’entusiasmo gli è un pò passato e non si sentirebbe più in grado di trasmetterlo agli altri, giocatori in primis. L’ex tecnico del Milan non si tira indietro quando c’è da parlare di Moggi: «La Juve era diretta da gente di grande competenza, ma hanno cercato scorciatoie per arrivare al traguardo». Appunto perchè da noi, contrariamente ad altri paesi, conta solo vincere e non il «come arrivarci».
Ma a Sacchi non piace nemmeno il calcio in cui la grandi star decidono le squadre: «E’ fondamentale il rispetto dei ruoli. Ci sono anche presidenti che vogliono fare gli allenatori. Un tecnico deve essere aziendalista e a sua volta la società deve tutelarlo. I calciatori non possono, per quanto bravi siano, dettare condizioni. Il gesto di Trezeguet è una caduta di stile, ma ho visto di peggio. L’importante è non stupirci, perchè il mondo del calcio lo abbiamo ridotto noi così». Il discorso vale anche per Totti e il suo tormentone azzurro: «Deve fare una scelta».