ROMA, Mancano i possibili acquirenti
Le tasse, i debiti, la politica, ma soprattutto la poca chiarezza sui bilanci. La fuga degli investitori stranieri in questi anni di fronte all'acquisto delle società italiane di calcio è ormai un dato di fatto. Lo sa il Bologna sull'orlo del baratro, lo sa ancora meglio la Roma che assiste all'ennesima fuga straniera. Prima Kerimov, poi Soros, Tacopina, Sawiris e infine Aabar. Tutti interessati all'acquisto. Ma al momento di tirare fuori il portafoglio ecco la ritirata. Chi vuole investire nel pallone non viene da noi per una ragione in particolare: teme di non riuscire a controllare ciò che, se tutto va bene, riuscirà ad acquistare. Insomma, alla domanda 'ci si può fidare?', l'organo di controllo dei mercati finanziari risponde: 'più o meno sì, ma se va male vi avevamo avvisati'.
Per chi viene da fuori poi i bilanci dicono poco. Anche le quotazioni di Borsa sono poco informative sul valore delle società e la convergenza di più brand complica la valutazione dell'asset. Il patrimonio delle squadre consiste quasi solo nel parco giocatori. Non ci sono infatti rispetto a Spagna o Inghilterra stadi di proprietà o store attrezzati. Poi c'è il sistema di tassazione italiano, uno dei più alti del mondo, e una crisi politica-finanziaria che di certo non invoglia gli investitori. Nel caso della Roma poi i problemi aumentano. Chi arriverà dopo la famiglia Sensi dovrà infatti coprire il disavanzo del club, che a giugno era di circa 22 milioni di euro e che è salito nel corso di questi mesi a causa degli stipendi arretrati e dei costi di gestione non pagati (proprio a brand come Soccer o Real Estate, praticamente misteriosi per chi si avvicina al club).
Il termine ultimo per presentare le offerte vincolanti per l’acquisto della Roma sarà lunedì 13 dicembre. Il giorno successivo è infatti in agenda il consiglio di amministrazione di Unicredit, dove sarà esaminato il piano strategico della banca per i prossimi 5 anni. E intanto crescono le possibilità di rivedere la Roma nelle mani dei Sensi, almeno fino alla prossima stagione. Mentre la famiglia Angelucci tramite un comunicato fa sapere di non essersi ritirata dalla corsa per l'acquisto della Roma, Unicredit fa sapere con tutti i canali di comunicazione a disposizione che Angelucci non è un interlocutore gradito. Vuoi per i malumori della piazza, vuoi per i tanti dubbi che aleggiano su presunte vicende giudiziarie che interesserebbero la famiglia, vuoi per un'offerta (86 milioni) ritenuta non all'altezza.
A Unicredit per ora resta solo la via americana. Il gruppo di Boston che ha già partecipato all'acquisizione del Liverpool. Quel che è certo è che se entro il 13 non dovessero arrivare offerte vincolanti, la banca lascerebbe la gestione della Roma a Rosella Sensi che ha un mandato valido a tutto il 2012. Ovviamente con la supervisione di Roberto Venturini, vicedirettore Corporate di Unicredit, e di Gian Paolo Montali, attuale direttore generale di fiducia della banca.