OSVALDO, Diventerò il nuovo Jorgensen

28.07.2008 09:25 di  Redazione FV   vedi letture
OSVALDO, Diventerò il nuovo Jorgensen
FirenzeViola.it

DANIEL OSVALDO è l’uomo dei gol pesanti. Li sostiene con un sorriso leggero e l’occhio svelto di chi si stima parecchio, un giorno gli altri capiranno perché (un po’ l’hanno già capito). Il sospetto è che non sia presunzione educata, ma piuttosto classe vera.
Torna il sorriso leggero quando gli chiediamo _ a proposito di gol pesanti _ quante tonnellate valga la rete alla Juve. Il gaucho ci pensa e la risposta spiazza, c’è sempre una finta che non ti aspetti se l’artista è argentino: «La rovesciata contro il Torino è stata più bella, ogni tanto riguardo il filmato. Bel gesto atletico, no?».
Mezz’ora con Osvaldo per capire come ha fatto, questo ragazzo nato nel 1986, a passare rapidamente dalla semiclandestinità snobbata (Huracan-Atalanta-Lecce) alla celebrazione fiorentina giocando tredici partite e segnando cinque gol. Sarà forse perché con il pallone se la cava sempre meglio?
«Scarso non sono se mi ha scelto la Fiorentina. Tutti quelli che sono in questo gruppo hanno qualità».
Quelle di Osvaldo sembrano in rapida evoluzione.
«Ho tanta fiducia in me stesso, lo dico senza problemi».
Il ruolo quest’anno è diverso: più trequartista che esterno.
«E’ una posizione che mi piace da matti. Sto cambiando atteggiamento anche in campo, faccio più pressing, vado a caccia del pallone. Quest’anno gli esterni giocano più stretti, quasi da mezzepunte, mi diverto in questo ruolo, non so se si vede...».
Eccome.
«La verità è che io vado sempre in campo per divertirmi, è la mentalità sudamericana, cerchiamo sempre un colpo per lo spettacolo. Dalle nostre parti pensiamo alla palla, c’è sempre qualcun altro che corre al posto tuo... Ma qui in Italia ho dovuto cambiare in fretta, conta la squadra».
Soprattutto con Prandelli.
«Sa tirare fuori il meglio da tutti. Non sei mai sicuro di giocare, ma sai che lo fa per te».
E’ vero che Corvino la voleva vendere?
«Il direttore mi ha chiesto che cosa volevo fare, io gli ho risposto subito con due parole: restare qui. E da quel momento sono stato tolto dal mercato».
Come si vede Osvaldo fra dieci anni?
«E’ una domanda troppo in anticipo! Vorrei restare qui e diventare un giocatore simbolo, un po’ come Jorgensen».
Forse c’è un motivo speciale per restare a Firenze.
«La Fiorentina mi sembra un ottimo motivo. E poi se devo essere sincero ho perso la testa per una ragazza».
Messaggio alle ammiratrici: Osvaldo non è più single.
«Lo sarò ancora per pochissimo. Ecco la sua foto, il nome però non lo dico».
Complimenti (quasi) come per la rovesciata di Torino.
(ride) «Grazie... In Argentina comunque c’è mio figlio Gianluca, ha due anni, mi sono separato da sua madre, ma lui riesco a vederlo periodicamente».
L’Argentina, l’altro mondo di Osvaldo.
«Ho lasciato molte cose lì. I miei genitori, i miei fratelli, i miei amici. Sono partito a 19 anni e mi sento un po’ cambiato».
Nessuna notizia da Batistuta?
«Purtroppo no.

Non mi ha chiamato e io non ho il suo numero».
Se possiamo essere utili, eccolo qua.
«Grazie, me lo segno sul cellulare. Sarebbe un’emozione parlarci... Anche se magari mi dirà che non devo più usare la mitraglia per festeggiare dopo un gol. Io intanto continuo, la gente me la chiede. Certo che se Bati non vuole...».
E’ rimasto Mutu, dopo qualche incertezza.
«Sono felicissimo. Se fossi egoista dovrei dire che avrei avuto più spazio senza di lui, ma sono sincero nel dire che per tutti noi è una fortuna che Adrian giochi nella Fiorentina».
Si sente ancora la sua riserva?
«Davanti a me c’è lui, è davvero un fenomeno. Cerco di imparare tantissimo da lui, lo studio, diciamo che è la sintesi del giocatore che vorrei diventare. Quando giocavo da attaccante il mio idolo era Ronaldo, ma ora sto cambiando ruolo».
Sarà difficile trovare spazio?
«La situazione per me è più o meno quella dell’anno scorso, sarà dura trovare continuità, anche se forse giocheremo spesso con un modulo diverso».
C’è anche la concorrenza di Jovetic.
«Se l’ha visto Corvino vuol dire che è bravo».
Meglio segnare 5 gol belli e importanti come l’anno scorso, oppure 15-20 meno decisivi?
«Scelgo la seconda opzione, poi sono i numeri che contano. Meglio sarebbe segnare quindici gol importanti».
E magari belli.
«Già che siamo a scegliere».
A proposito di scelte: è vero che Prandelli si arrabbiò quando la vide arrivare con la Ferrari?
«Come dite a Firenze quando una cosa non è vera?».
Che è una bischerata.
«Ecco, quante bischerate sono state scritte su questa storia. Prandelli non si è arrabbiato e nessuno mi ha detto niente. Mi sono fatto prestare la Ferrari perché volevo provarla, l’ho tenuta qualche giorno».
E poi?
«L’ho restituita. Ma poi dico, che problema c’è? Io devo parlare sul campo, mica fuori. I soldi sono miei e se li finisco, che ne so, per comprarmi un aereo vuol dire che sono un coglione. Altrimenti vuol dire che sono furbo. Ma credo che questo non debba interessare».
Non si arrabbi.
«Non mi arrabbio. Ma su quella storia sono state scritte così tante...
Bischerate.
«Più o meno. Compresa quella che mi ero montato la testa. Io la testa l’ho persa solo per una ragazza di Firenze, e questo è il secondo messaggio».
Torniamo al calcio, cioè alla Juve: si riparte da lì.
«Volete la verità? Quando ho visto il calendario mi è venuto da ridere».