HELLAS VERONA, Smentito il passaggio di proprietà
Nebbia. Nebbia fitta sul futuro del Verona. E ogni volta che uno squarcio appare, ecco che puntualmente arriva la smentita, anche se a scoppio ritardato. L’ultima è di ieri, a 72 ore dal trionfalistico annuncio diramato dal sito dall’Hellas: «L’amministratore unico Pietro Arvedi ha raggiunto l’accordo per la cessione del pacchetto azionario alla società Petra Italia di Giovanni Battista Lancini», sosteneva martedì il Verona. E l’imprenditore bresciano confermava al nostro giornale: «Sì, ho acquistato il club gialloblù». Ieri, improvvisa, la nota della Petra Italia che fa capo a Lancini, indirizzata non al sito internet dell’Hellas, come sarebbe stato logico aspettarsi, ma al quotidiano BresciaOggi che come altri si occupa da giorni della telenovela: «La società Petra Italia e le associate non hanno nulla a che fare con l’acquisto dell’Hellas Verona». Alla redazione, poche ore dopo, è giunta anche la telefonata del commercialista Claudio Corridori, che cura gli interessi dell’imprenditore. Una chiamata per ribadire «l’estraneità di Petra Italia all’operazione-Verona», aggiungendo che Lancini «è sì interessato all’acquisto dell’Hellas» e che «una trattativa con il conte Arvedi è in corso. Lancini rappresenta una cordata di imprenditori lombardi, in prevalenza bresciani. In questo momento la trattativa è in fase embrionale: siamo al controllo delle carte, alla valutazione della situazione». Sarà, ma resta lo sconcerto per una trattativa sbandierata senza che ci sia uno straccio di prova, un documento, una firma.
Solo voci incontrollabili e smentite che stranamente non sono puntuali, come quella dell’imprenditore Percassi citato più e più volte da giornali e televisioni ma che solo mercoledì ha fatto sapere di non essere in ballo, precisando di essere atalantino e di avere l’intenzione di morire atalantino (parole sue), come se affari e fede calcistica non potessero contaminarsi.
Perché, diciamocelo, la cessione del Verona, se mai dovesse avvenire in tempi rapidi così come indicato dal conte Arvedi, si presenta più che altro come un’operazione immobiliare. Lecita e comprensibile finché si vuole, ma non certo mirata in primo luogo a potenziare una squadra che arranca. E allora ecco che le fedi calcistiche potrebbero passare in secondo piano, nonostante le dichiarazioni.
Vista dalla parte del tifoso, invece, questa storia non è per nulla rassicurante. Perché, non scordiamocelo, con Arvedi il Verona è precipitato dalla serie B all’ultimo posto della C1 e il mercato di gennaio ormai alle porte è l’ultima occasione per raddrizzare una stagione il cui epilogo appare altrimenti scontato. Se salta tutto, il conte non sarà in grado di rafforzare il Verona: non ne avrà il tempo e non ha nemmeno l’esperienza per operare, a meno che qualcuno non lo faccia per lui. Com’è andata a finire la scorsa stagione, del resto, l’hanno visto tutti.
Aspettiamo i prossimi giorni, allora, aspettiamo la scadenza del 5 dicembre fissata dallo stesso conte per dare una fisionomia, con nomi, cognomi e ruoli, al nuovo Verona.
Ricordandoci che l’Hellas quel giorno affronterà in Coppa Italia il Mezzocorona, squadra di C2. Non vorremmo proprio che fosse anche un’avversaria del prossimo