FELIPE, Ci vuole un po' di pazienza
Basta sentirlo parlare e vederlo sorridere mentre racconta di questi suoi inizi nel calcio italiano per rendersi conto che la Fiorentina non può e non deve sentirsi in crisi. Tra l’altro lui, Felipe Melo, centrocampista brasiliano di 25 anni e passaporto spagnolo, due figli e un altro (anzi, un’altra) in arrivo, una casa che s’affaccia sul piazzale Michelangelo da dove la veduta di Firenze è mozzafiato, oltre ad essere uno dei giocatori più utilizzati finora da Cesare Prandelli è anche uno che dispensa ottimismo e allegria. Di questi tempi fa bene.
«La Fiorentina in crisi? Macché - risponde con una mezza smorfia e un italiano già comprensibile - Avendo cambiato molto siamo incontrando qualche difficoltà ma questo vale anche per altre grandi. Serve pazienza ma vedrete che con il tempo cresceremo e miglioreremo ancora, ne sono più che sicuro. Inoltre tutti gli avversari quando ci affrontano cercano di dare di più proprio perché la Fiorentina è una delle grandi. Comunque, fatta eccezione per la brutta partita con la Lazio, abbiamo disputato buone gare giocando sempre per vincere».
Gli piace la Fiorentina («Gilardino è il giocatore che finora mi ha colpito di più») e gli piacciono i suoi tifosi anche se martedì sera una parte di loro, dopo lo 0-0 ottenuto in Champions League con la Steaua Bucarest, ha fischiato lui e i suoi compagni. Felipe Melo osserva e svela: «Trovo che il tifo fiorentino è eccezionale tanto che qualche tempo fa, quando ero già certo di trasferirmi a Firenze e seguivo via Internet le partite della Fiorentina, feci notare a mio padre la passione del pubblico viola e gli dissi: “ecco, mi piacerebbe un giorno diventare capitano della squadra”.
Quanto ai fischi dell’altra sera, durante la gara il pubblico ci è sempre stato vicino ed è quello che più conta. Se poi alla fine non è piaciuta alla gente la nostra prestazione è giusto anche essere fischiati. D’altronde - afferma il centrocampista brasiliano - i tifosi vorrebbero vedere la Fiorentina sempre vincente. Però ricordiamo che la Champions non è mai facile e se qualcuno pensava l’altra che avremmo potuto vincere senza problemi per 4-0 si sbaglia perché la Steaua è un’ottima squadra, molto esperta».
Ora comunque bisogna andare e guardare avanti. Felipe Melo taglia corto sui presunti dissidi all’interno dello spogliatoio («In questo gruppo mi sono inserito benissimo, solo nell’Almeria mi era capitato lo stesso mentre a Maiorca c’erano grandi tensioni. Comunque non esiste squadra senza qualche problema nello spogliatoio») e pare già proiettato verso l’impegno domenica in casa del Chievo contro cui mancherà Jorgensen ancora sofferente al piede dopo la botta presa martedì: «C’è voglia di far bene e crescere. Riguardo al mio approccio nel calcio italiano - aggiunge il brasiliano che ha come esempio il capitano del Liverpool Gerrard e sogna una chiamata in nazionale da parte del ct Dunga - devo cercare di velocizzare di più il gioco: il fatto è che per la prima volta giostro davanti alla difesa, in Spagna invece giocavo più avanti e potevo servire assist e fare gol. Comunque va bene anche così, accetto ogni ruolo e ogni decisione di Prandelli, quel che conta è aiutare la Fiorentina e riuscire prima o poi ad approdare nella
Seleçao».