DDV, Bisogna rifondare il nostro calcio
Queste le parole dell'azionista di maggioranza della Fiorentina Diego Della Valle nel corso della conferenza stampa nella sede milanese della Tod's in corso Venezia:
Sul calcio italiano: "Pensavo che nel calcio si potessero fare grandi cose poi ho fatto qualche passo indietro. Avermmo dovuto sederci attorno ad un tavolo e chiarire quanto accaduto. Ci sarebbe voluto poco e invece non si è riusciti a farlo. Ora dobbiamo capire cosa succede a questo calcio. Io faccio un altro mestiere ma all'inizio pensavo si potesse creare un modello di calcio fatto di valori. Ho visto invece che molti presidenti hanno preso altre strade e anche questo ha inciso sulla mia decisione di fare un passo indietro. L'Italia come il resto del mondo sta passando un periodo di grande difficoltà e con esso anche il mondo del calcio. Se noi continuiamo a pensare che sia possibile fare tutto e il contrario di tutto bisogna fermarci e provare a ripartire. La rifondazione del calcio è un'operazione difficile, soprattutto se questo cambiamento passa dalla volontà dei presidenti. Tra questi ce ne sono alcuni che vivono il calcio soltanto come un mezzo di sostentamento e con cui è impossibile parlare. Spesso sono proprio questi che determinano le votazioni e fanno sì che non cambi niente. Oggi il gap delle società italiane con quelle estere è sempre più netto e aumenta con il passare del tempo. Bisogna cominciare a pensare ad un nuovo modello in grado di attirare investitori e cercare di creare un sistema di autority in grado di gestire le risorse in modo equo e trasparente. Questo al momento e con questo sistema di governace non è una cosa fattibile".
"A Firenze ci siamo trovati bene, siamo stati trattati bene anche se poi alcuni giornalisti ha fatto sembrare le cose diverse da quelle che erano. Siamo in un mondo in cui un calciatore non fa in tempo a dichiarare amore alla nuova squadra, poi magari dopo quattro mesi è spinto dal procuratore ad andarsene. Se vogliamo cambiare il mondo del calcio bisogna cambiare in primis le regole. Il calcio Italiano oggi è un mondo senza futuro e un porto franco dove si può dire e fare quello che si vuole. Servono progetti seri e una maggiore limpidezza. Ci sono tanti investitori amici nostri che sarebbero disposti ad investire e divertirsi, ma in questo momento non ci sono le condizioni. Se continueremo ad affidarci agli attuali soggetti che popolano il nostro calcio non sarà possibile arrivare a niente. Prima di parlare di calcio giocato dovremmo pensare ad un calcio ragionato. Lontano dall'attuale gestione del nostro calcio".
"Quello che sta succedendo oggi (sciopero) è l'esempio di come il nostro calcio non funzioni. Ovvero che non ci si riesca a mettersi d'accordo, specie in un momento critico come quello che stiamo attraversando. Serve maggiore moralità e un nuovo sistema di governace in grado di gestire in modo lucido e lungimirante il futuro del calcio italiano. Se si creassero certi presupposti tra qualche anno si potrebbe cominciare a pensare ad una vera propria rifondazione. Per governare il calcio servirebbe una Consob del calcio, che faccia da garante della corretteza e la chiarezza del sistema. Beretta? E' un presidente scelto dalla Lega. Chi detta le regole deve essere al di fuori del sistema, perchè non si può pensare che chi governa il calcio sia scelto direttamente dai presidenti. Una governace di questo tipo sarebbe attuabile in un mese. Basterebbe un confronto serio fra i soggetti che fanno parte di questo mondo. Io sono disposto a confrontarmi su questi temi come persona che conosce bene l'ambiente del lavoro e un po' quello del calcio. Discuterne il Lega? Se si presentasse la possibilità potrei anche farlo".
Su calciopoli: "Chi ha istruito il processo di calciopoli lo ha fatto a metà e io ancora oggi non sono riuscito a capire cosa sia stato fatto. Ma non si può pensare che il tempo possa cancellare le cose".
Sullo sciopero: "E' una questione abbastanza banale e di facile risoluzione. Ma come detto però ad oggi non si riesce neppure a trovare un accordo su questioni di piccola portata. Un fatto grave considerando il periodo che sta passando il nostro paese"
Sullo stadio: "Gli stadi di proprietà sono importanti, ma solo lo stadio non basta e noi a Firenze abbiamo portato avanti una battaglia su questo. Per averne un esempio basterebbe guardare al Bayern".
Sul modello Cittadella: "Servono valori diversi e un modello equo e serio. Intorno alle società servono strutture in grado di garantire l'autsostentamento delle società stesse. In questo senso il famoso progetto Cittadella, che non siamo riusciti a portare a termine, era un modello fondato su questi criteri"
Sulla Fiorentina: "Dovete chiederlo ad Andrea. Credo comunque che sia una buona squadra. Sul mercato? E' stato fatto qualche buon ritocco ma di questo dovete parlarne con Corvino"
Sugli 85 della Fiorentina: "Quando l'abbiamo presa rischiava di fermarsi a 75, siamo contenti di aver contribuito ad arrivare a questo traguardo"
Su Moratti: "Da un tavolino di un bar ha fatto una battuta offensiva, probabilmente ha avuto paura che potesse tornare a galla un certo tipo di questione".