COPPA CARNEVALE, Le tre stelline sul cielo di Viareggio

29.01.2008 10:02 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Il Tirreno

La gazzella nera, il baby Pippo Inzaghi e il nuovo Del Piero: la Coppa Carnevale numero 60 mette in vetrina i gioielli più lucenti di Inter, Milan e Juve. A noi gli occhi: Mario Balotelli, Alberto Paloschi e Cristian Pasquato saranno i talenti più seguiti di questo Torneo che ha aperto i battenti ieri allo stadio dei Pini. Prospetti under 20 che hanno già meritato la grande vetrina: Balotelli addirittura in Champions League, Paloschi con due reti segnate in Coppa Italia.
E per loro, ieri, si sono sbilanciati dei «garanti» eccellenti: Mariolino Corso, Filippo Galli e Sebastian Giovinco.
Corso, il mancino più musicale della storia del nostro calcio, classe 1941, primo violino della grande Inter di Moratti ed Herrera, lo dice chiaramente. «Mi sbilancio: se Balotelli non diventa un attaccante eccezionale sarà soltanto colpa sua e non lo perdonerei mai. Ha doti incredibili». Classe 1990, nato in Nigeria e cresciuto da una famiglia bresciana, Super Mario sarà il leader di una squadra, quella allenata da Vincenzo Esposito, dalla quale Mancini attinge a piene mani: Bolzoni, Fatic, Maaroufi, Filippo Mancini (suo figlio), Siligardi stanno maturando allenandosi quotidianamente con i big. «Non nascondiamo le nostre ambizioni qui a Viareggio», si lascia sfuggire Mariolino.
Che però dovrà fare i conti con un Milan forse più giovane, meno scafato ma che presenta davanti il succedaneo di Pippo Inzaghi, quell’Alberto Paloschi capace di andare in gol due volte in 180’ contro il Catania in Coppa Italia e che al Cannibale delle aree di rigore assomiglia come una goccia d’acqua. «Sì, siamo giovani ma siamo qua per portare a casa la Coppa - garantisce Filippo Galli, elegante stopper dell’era degli Invincibili e ora top manager delle giovanili rossonere - credo che ne abbiamo tutte le possibilità». La curiosità, Paloschi a parte, sarà quella di valutare Davide Ancelotti, erede di Carletto e la punta Abaumeyang.
Infine la Juve di Chiarenza, per la quale garantisce Sebastian Giovinco, talento in esilio a Empoli che ieri ha letto il giuramento. «Chiarenza riesce sempre ad anteporre il gruppo al singolo - spiega il talento tascabile di Malesani - e penso che oltre a Pasquato, trequartista dalla grande visione di gioco, possa disporre di un complesso granitico e ben allenato».
La formula. Ma ci sono anche le spine. Questo torneo a 48 squadre non convince quasi nessuno in tribuna Vip. «Il Viareggio resta una vetrina di grande fascino e importanza - chiarisce Corso, inventore della «foglia morta» - ma vedo un progressivo peggioramento della qualità media dovuto alla presenza di troppe squadre di livello non eccelso».
«Il problema - rincara la dose Filippo Galli - è che con tutte queste squadre la prima fase rischia di non essere abbastanza coinvolgente. Bisognerà attendere la prima scrematura per aspettarsi qualcosa di buono dal punto di vista tecnico».
Fuga di cervelli. I migliori prodotti della Coppa Carnevale del passato recente guardano all’estero: Giuseppe Rossi (Vilareal), Rolando Bianchi (Manchester City), Arturo Lupoli (Arsenal) hanno scelto l’estero. Per Giovinco il problema è autentico. «Per noi giovani è un peccato lasciare l’Italia - spiega - e la trovo una scelta sbagliata, ma spesso obbligata perchè trovare un posto da titolare, specie nelle formazioni di vertice, è sempre più difficile». Speedy Gonzales, il giocatore più piccolo del massimo campionato con il suo metro e 64, vive la parentesi toscana con la leggerezza del predestinato: sa benissimo che il presidente Giovanni Cobolli Gigli l’ha già incoronato come erede in terra di Alex Del Piero. «Non so se tornerò a Torino a giugno - sillaba Sebastian - di certo sarebbe il mio sogno. Sarei felice di fare una piccola parte di quello che Alessandro ha fatto per la maglia bianconera». E si avvia a leggere la formula del giuramento con qualche inciampo dovuto all’emozione. «D’altra parte - chiude con un sorriso - questa formula è stata letta soltanto da Campioni del mondo in passato...».
Figlio di. Nel Tottenham Hotspurs che ha aperto il torneo con un pirotecnico 3-3 contro il Genoa campione in carica, un figlio d’arte eccellente: Cian Houghton, figlio di quel Chris Houghton che con la maglia numero otto dell’Eire giocò un bello scherzetto all’Italia, gara d’esordio dei Mondiali Usa 1994: la sua palombella al cianuro superò Pagliuca e mise in ambasce Arrigo Sacchi. Poi ci pensò lo smisurato talento di Roberto Baggio a trascinarci per mano in finale.

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