CHAMPIONS LEAGUE, Tutto sulle tifoserie

19.02.2008 12:59 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Gazzetta.it

L’Uefa prepara gli stadi. La stampa prepara l’evento. I dirigenti preparano la trasferta. Tocca alle squadre. Gli allenatori scelgono la formazione. Gli arbitri controllano le liste. I giocatori raccolgono il coraggio e scendono in campo. C’è tutto. Manca una cosa. I tifosi. Aspettano la partita, trovano un biglietto, viaggiano, fin davanti allo stadio, fin dentro la curva. E dalla curva giocano i loro novanta minuti di passione. Noi, vi portiamo per mano tra i seggiolini delle curve dei quattro stadi delle partite di Champions di oggi. Ogni partita, due tifoserie. Ogni tifoseria, un coro storico dei supporters, che sarà cantato stasera, come se foste là. Quattro stadi per toccare, infine, il mito. Benvenuti nel martedì grasso della Champions League.

Georgios Karaiskakis Stadion: OLIMPIAKOS-CHELSEA
Settore 23: qui si siedono i Blues. Orfani nelle notti d’Europa di Josè Mourinho, non cantano più Stand up for the Special One!. Ma a maggior ragione in trasferta intonano Flying high up in the sky/we'll keep the blue flag flying high/from Stamford Bridge to Wembley/we'll keep the blue flag flying high (sventola alta nel cielo/terremo alta la bandiera blu/da Stamford Bridge a Wembley/terremo alta la bandiera blu).
La curva dell’Olimpiakos si chiama Gate 7, come la tifoseria. Un nome che non cambierà mai più dopo il 1981, in onore a una surreale tragedia che vide morire 21 tifosi nella calca, per un cancello chiuso alla fine del derby. Ventuno seggiolini neri con i loro nomi sono in mezzo agli ottomila rossi. Per questo stasera la Gate 7 canterà thrile thimisou/ protathliti se theloune/ akoma k oi nekroi sou (Leggenda ricorda/ ti vogliono campione/ anche i tuoi defunti). Leggenda, perché è questo per loro l’unico nome dei biancorossi. Da gridare con gioia: thrile ole thrile ole/ na eixame enan nargile/ na vlepoume ola kokina k aspra k rige (Leggenda olè Leggenda olè/ se avessi un narghilè/ vedrei tutto a strisce biancorosse).
Veltins Arena: SCHALKE 04-PORTO
Sudkurve: gli storici SuperDragoes e il genuino Colectivo95 tifano Porto dal lato sud ma non gli importa essere lontano da casa, perché loro cantano A namorada eu deixei/e o trabalho abandonei/ só pra dizer/ que atè morrer/ que atè morrer/ eu tei amarei (ho mollato la fidanzata/ ho lasciato il lavoro/ solo per dirti/ che per tutta la vita/ che per tutta la vita/ io ti amerò).
Dalla Nordkurve il supporto dei Konigsblauen, i Blu reali, dura incessantemente per tutta la partita. Sono nobili tedeschi, anche se decaduti, pochi fronzoli, il coro è semplice e diretto: Blau und weiss wie lieb ich dich, blau und weiss verlass mich nicht (Blu e bianco come ti amo, blu e bianco non lasciarmi).
Stadio Olimpico: ROMA-REAL MADRID
Curva Nord: il barrio degli Ultras Sur e tutti gli altri madridisti per una volta guarderanno la partita dall’altro lato. Se per loro si mettesse bene canteranno Asì/ asì/ asì gana el Madrìd! Ma comunque vada, c’è sempre un momento uguale in ogni partita, Champions Liga o amichevole che sia. Minuto 7, ascoltate con attenzione: risuona nello stadio Illa illa illa/ Juanito maravilla. E’ il grido in memoria di Juanito, lo storico attaccante degli anni Ottanta, morto in un incidente stradale mentre si recava ad assistere a Real Madrid-Torino. L’uomo che rappresenta l’essenza dei blancos, il piccolo cannoniere istintivo, cuore di epiche rimonte. Un giocatore che, quando veniva sostituito, correva verso il banquillo come una furia, saltando e inneggiando indemoniato verso gli spettatori perché supportassero con maggiore ardore la squadra ora che lui doveva abbandonarla.

Aveva la maglia numero 7: ogni settimo minuto che il Real gioca, tutti sanno che in quel momento passa el espiritu Juanito. E il minuto si chiude con un grido che richiama negli occhi del pubblico il glorioso Madrid, come se lo vedessero in campo: Arriba/ arriba arriba arriba/ con ese balon/ que Juanito la prepara que Juanito la prepara/ y Santillana mete gol.
Curva Sud: quelli che non la discutono, ma la amano, canteranno come e più del solito. Senza andare troppo lontano, i romanisti hanno dalla loro forse la canzone più bella che sia mai stata scritta per una squadra di calcio, proprio per una notte di Coppa dei Campioni. E' di Antonello Venditti, la cantano solo alla fine. Ma è così bella che, pur essendo romano e romanesco, descrive perfettamente l’animo di ogni tifoso: Dimmi cos'è/ che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo/ Dimmi cos'è/ che ci fa sentire uniti anche se siamo lontani/ (…) / Dimmi chi è chi è che mi fa sentì importante anche se non conto niente/ che mi fa re quando sento le campane/ la domenica mattina/ Dimmi chi è chi è/ che mi fa campà sta vita così piena di problemi/ e mi dà coraggio se tu non mi vuoi bene/ Grazie Roma/ che ci fai piangere e abbracciarci ancora./ Grazie Roma/ grazie Roma/ che ci fai vivere e sentire/ ancora/ una persona nuova.

Anfield Road: LIVERPOOL–INTER
Si entra nel tempio. I giocatori lo sanno, glielo ricorda la targa all’uscita degli spogliatoi, prima di entrare in campo: ‘This is Anfield’. L’ha voluta Bill Shankly, storico allenatore del grande Liverpool, ‘per ricordare ai nostri ragazzi per quale maglia giocano, e ai nostri avversari contro chi giocano’. Per questo, i giocatori del Liverpool la toccano quando le passano sotto. I Boys nerazzurri trepideranno nell’Anfield Road Stand. Quarant’anni dopo gli uomini di Herrera, per dare il senso più pieno a questo grido.
In ogni posto che andiamo (pausa), la gente vuol sapere (pausa), chi noi siamo (pausa), noi glielo diciamo (pausa), chi noi siamo/ siamo l’armata nerazzurra/ e mai nessun ci fermerà/ noi saremo sempre là/ quando l’Inter giocherà/ perché l’Inter è la squadra degli ultrà/ nerazzurro è il colore che abbiamo/ nerazzurro sei tutto per noi/ a San Siro in Italia in Europa/ sei la fede di noi tuoi ultras. Per sentirsi parte della mistica del calcio, che si compie sul lato opposto. Il lato opposto si chiama Spion Kop, abbreviato nel linguaggio comune, così come la tifoseria, The Kop e basta. Ovvero la musica più choccante mai planata sopra una campo di calcio: you’ll never walk alone. Che non è una canzone da stadio, e non è neanche una canzone vera e propria. E’ una musica scritta per una scena di un musical di Broadway, ‘Carousel’, del 1945. Allora la domanda è: come si entra nel mito? Si entra per caso. La musica è stata re-incisa da molti cantanti e band. Una di queste era ‘Gerry and the Pacemakers’ un gruppo beat emergente di Liverpool che ne fece una hit nel 1963, al primo posto per molte settimane. Gli inglesi si sa, negli anni Sessanta erano avanti, e prima di ogni partita all’Anfield Road si intratteneva il pubblico con la top ten musicale, con il brano al n.1 che terminava pochi secondi prima del fischio d’inizio. A questo punto la leggenda si divide. C’è chi dice che quando la canzone uscì dalla classifica, la Kop l’avesse già adottata come inno e avesse continuato a cantarla. Ma una versione ancora più incredibile racconta che tutto cominciò a un concerto del gruppo nel prepartita: il cangiante tempo inglese fece saltare l’impianto proprio mentre suonavano You’ll never walk alone. Pochi secondi di silenzio, e poi, naturalmente, si alzò il canto della Kop a portare avanti la canzone, e senza accorgersi scelse la sua anima. Le parole, sembrava fossero sempre state scritte per loro: Quando cammini nella bufera, tieni la testa ben alta, e non farti impaurire dall’oscurità. Alla fine del temporale, c’è un cielo dorato, e il canto dolce e argenteo dell’allodola. Avanti incontro al vento, Avanti incontro alla pioggia, anche se i tuoi sogni venissero svuotati e dispersi. Vai avanti, vai avanti, tieni la speranza nel cuore, e allora non camminerai mai da solo. Non camminerai mai da solo.