BORGONOVO, Baggio mi ha promesso un assist
Questa è la prima intervista a Stefano Borgonovo da quando si è ammalato. Mai prima d’ora si era concesso alla stampa (se non per alcune riprese video a Sky) per parlare della propria malattia, la Sla, ma anche di calcio e di Firenze. Le domande gli sono giunte via mail e questo è il testo esatto che lui ha dettato con gli occhi al proprio computer, e quindi rispedito via mail. In questi giorni Stefano ha avuto una lieve infezione ed è sotto antibiotici: proprio oggi spera di avere il via libera dai medici per essere a Firenze l’8 ottobre, quando in suo onore allo stadio «Franchi» si incontreranno Fiorentina e Milan. Sarà un trasferimento molto delicato quello di Stefano, grazie a un aereo apposito. Il viaggio durerà tre giorni. L’augurio è che i fiorentini vogliano premiare questo sforzo molto grande da parte di Stefano e della sua famiglia, riempiendo il «Franchi» mercoledì sera alle 20,30.
Quando hai deciso di raccontare la tua storia e perché: c'è stato un episodio particolare che ti ha convinto a superare la voglia di chiuderti in te stesso?
«Non c'è stato un episodio particolare, è stato un crescere di sensazioni, in più Chantal, che ogni volta che saltava fuori l'argomento ribadiva il suo pensiero. La manifestazione di affetto più bella che hai ricevuto è stata quando, dopo tre mesi di ospedale, entrando in casa le mie bambine mi hanno fatto trovare un cartellone con su scritto: bentornato papà!».
Tanti casi di Sla, ci può essere un collegamento fra le cure mediche o le terapie seguite nel corso degli anni in cui hai giocato?
«Io credo fortemente ad una malformazione genetica... quindi lasciamo stare il calcio, se potessi tornare indietro rimetterei gli scarpini e rifarei gol alla Juve al 90’».
Il nome di un calciatore o di una persona che vorresti vedere alla partita per la raccolta dei fondi.
«Vorrei vedere Enrico Cucchi, ma purtroppo...».
Ti piace restare informato sul mondo del calcio o non segui più le partite, nemmeno chiedendo i risultati?
«Certo che vedo le partite, la passione comanda!».
Calcio e doping: qual è il tuo messaggio per i giovani?
«Ho una scuola calcio dal 2001 con Marco Barollo. Abbiamo sempre detto ai ragazzi di divertirsi, senza mai entrare in argomenti troppo seri. Il bambino sa che quando entra nel campo inizia il divertimento punto e basta».
C'è una persona che non ti aspettavi di sentire dopo l'annuncio della tua malattia?
«Il mister Aldo Agroppi è stato un grande, mi ha dato forza e coraggio...veramente una entrata di stile e di grande sensibilità. Grazie mister».
Ti emozionerà rivedere al 'Franchi' tanti dei tuoi ex compagni?
«Molto».
E tornare a Firenze?
«Sarà la terza volta, la più importante. Io e Chantal Firenze l’avevamo scelta per viverci tutta la vita già una settimana dopo che eravamo arrivati».
Perché?
«Perché i fiorentini non sanno tradirti. A Firenze sono finito in nazionale ma ho passato anche mesi senza fare un gol, nel bene e nel male sono sempre stato uno di loro. E poi Firenze.. Il Poggio Imperiale, Settignano, il Chianti, mi mancano quelle colline».
Hai in casa la foto della curva Fiesole. Che ricordi hai dei tuoi tifosi fiorentini?
«Sì, ho la foto in cornice della Fiesole, proprio di fronte al letto, è la coreografia più bella di sempre (comprese tutte le altre curve del mondo). E’ l’unica sulla parete. Fu il giorno di Fiorentina-Juve col ritorno di Baggio a Firenze. Quando Roby è venuto a trovarmi l’ha vista e abbiamo riso insieme».
Cosa ti senti di promettere a Firenze?
«Prometto di non mollare mai, lo spirito, il carattere dei fiorentini insegna. Non per niente sono per metà toscano».
Sei stato un grande centravanti viola. Gilardino, come te, arriva in viola dal Milan. Cosa ti senti di dirgli?
«A un campione del mondo direi solo: posso venire ad imparare qualcosa guardandoti allenare, o giocare?».
Hai qualcosa da dire ai compagni di squadra della Fiorentina della tua epoca?
«Di continuare ad amare il calcio».
Cosa ti ha detto Baggio quando è venuto a trovarti?
«Mi ha promesso un assist per mercoledì prossimo».