"OCCHI PUNTATI SU..." Riccardo Montolivo e l'insostenibile leggerezza del numero 10
Riccardo Montolivo è un talento naturale. Riccardo Montolivo è una promessa del calcio italiano. Riccardo Montolivo è l'erede naturale di Pirlo, in nazionale. Riccardo Montolivo è l'erede naturale di Antognoni, nella Fiorentina. Riccardo Montolivo è un grande giocatore. Alt ! Sull'ultima affermazione ci permettiamo di chiosare. Se, infatti, sulle precedenti sono tutti d'accordo, e per tutti intendiamo addetti ai lavori e gente del popolo (e si sa, vox populi vox veritatis), sulla definizione di grande giocatore, il buon Riccardo da Caravaggio se l'è suonata e cantata da solo. A domanda precisa di un giornalista: "Scusa Riccardo, ma di te cosa pensi?" Montolo rispose testuale: "Che sono un grande giocatore". La differenza sta tutta qui, nella certezza e nell'ipoteticità di certe affermazioni.
Sgombriamo il campo dagli equivoci. Che Montolivo sia un talento naturale, nessun dubbio. Basta vederlo muovere, cambiare di passo, calciare, per ricevere l'imput del potenziale campione. Ma non basta, non è sufficiente. Ci vuole ben altro per definirsi "grande giocatore". Le frasi successive, se ci fate caso, sono tutte improntate al futuro. Promessa (non realtà) del calcio italiano, erede (futuribile) ora di Pirlo, ora di Antognoni (e qui il delitto di lesa maestà è stato seriamente sfiorato). Frasi che tradiscono fiducia, frasi di speranza miste ad incoraggiamento e sprone. L'unica affermazione certa, sicura (oltre che espressa ostentando sicumera) è la sua. Rileggiamola: "Sono un grande giocatore", se qualcuno ha dei dubbi (aggiungiamo noi)...affari suoi. Chi ha visto sabato sera la partita della nazionale avrà certamente notato il numero magico sulle spalle del centrocampista viola. Montolivo aveva il numero 10 (dieci). Pelè, Maradona, Platini, Zico...va bene abbiamo esagerato. Scendiamo allora nei confini nazionali...Rivera, Baggio, Mancini, Totti (e nessuno si scandalizzi perchè il "pupone" è un vero numero 10). Stringiamo ancora il cerchio, restiamo a Firenze... Montuori, De Sisti, Antognoni, Baggio, Rui Costa, adesso Mutu...Montolivo si può accostare a qualcuno di questi?
E arriviamo così al senso del nostro titolo. Il quasi omonimo romanzo dello scrittore cecoslovacco Milan Kundera ("L'insostenibile leggerezza dell'essere") parla della leggerezza della vita (l'autore la definisce "unica") nella quale ciò che accade, accade una volta sola. La partita di Montolivo, a Sofia, contro la Bulgaria è stato un inno alla leggerezza, all'estemporaneità. Qualche timida iniziativa, qualche rara apertura, una buona percussione sulla sinistra nel secondo tempo, ma tanta, troppa leggerezza, quasi impalpabilità, come gli accadimenti della vita narrata da Kundera. L'accostamento può sembrare una forzatura letteraria, ma personalmente trovo quest'atteggiamento indisponente, sopratutto se condotto in parallelo alla maglia numero 10. Certamente la posizione in campo nella quale lo ha schierato Lippi (è la stessa porzione di campo, purtroppo, che gli assegna Prandelli) non lo favorisce. Largo sulla sinistra, estraneo per lunghi tratti dal gioco, costretto perennemente a rientrare sul destro (il suo piede buono). Ma vivaddio mai un'iniziativa, mai un sussulto, mai l'assumersi un rischio che possa caratterizzare la sua prova, che la possa elevare da un "aurea mediocritas". E intanto il tempo passa, Montolivo ha (già) 23 anni (quasi 24, è del gennaio dell'85) ed è inutile ricordare "chi e che cosa" erano a quell'età Pelè, Maradona, ma anche Mancini, Baggio per non parlare di Antognoni. A quell'età "Antonio" era capitano della Fiorentina ed aveva già messo insieme 26 presenze in nazionale (quando in maglia azzurra si arrivava per meriti acquisiti e non per infortuni altrui). Detto questo, seguiamo anche noi il gregge e diciamo... il tempo lavora per Montolivo. Resta da stabilire se lavori a favore (leggi possibili margini di miglioramento) oppure a sfavore (più passa il tempo e più si cristallizza questa sua endemica normalità). Il confine fra le due realtà, seppur labile, è sempre più evidente.