"OCCHI PUNTATI SU...", Il doppio obiettivo e il classico 'pugno di mosche' in mano
Sono stati 4 giorni da tregenda, da dimenticare subito, anzi no…da ricordare, da fissare a lungo nella memoria. Invito forse superfluo perché nella memoria dei tifosi rimarranno certamente indelebili, come rimarrebbe indelebile la delusione se le fosche nubi che si addensano all’orizzonte viola si trasformassero in acquazzone. E, se permettete, a Firenze di acquazzoni causa di danni inenarrabili ce ne intendiamo. Chi ci segue conosce la nostra passione per le citazioni, per i proverbi, oggi più che mai sinonimo di saggezza popolare. E allora ne snoccioliamo un paio che fotografano bene la situazione viola. “Tutti i nodi vengono al pettine” è il primo che ci viene in mente. Certo, i giochi non sono fatti. Il Milan deve vincere le prossime due partite (stando comunque attenti a Sampdoria ed Udinese) ma le deve vincere anche e soprattutto la Fiorentina, presumibilmente orfana di Mutu, che a Cagliari ha fatto il “Fenomeno” al contrario. Clamoroso il suo errore a metà ripresa su assist di Liverani (sembrava davvero impossibile fallire quell’occasione…) e, dulcis in fundo, espulsione per proteste reiterate rivolte a quel permalosone dell’arbitro Farina.
Appurato questo, gentile concessione ad un ottimismo di facciata, adesso si scateneranno quelli che…”L’avevo detto io”. Onestamente noi facciamo parte di quella schiera (andatevi a rileggere le altre puntate di Occhi puntati su…), nonostante sperassimo quanto prima di essere smentiti. Ma ahimè, come abbiamo detto poco sopra, sono arrivati i famosi nodi che enumereremo velocemente senza dilungarci più di tanto (non ce n’è poi bisogno, la situazione è così chiara…). Primo nodo, lo stress psico-fisico subito per il peso di 54 partite stagionali, record italiano quest'anno, che, per esempio, danno 13 lunghezze alla Juventus che non ha avuto da giocare la competizione europea. La Fiorentina ha giocato anche 5 partite in più del Milan, 8 in più della Sampdoria e le stesse 13 le ha giocate in più dell’Udinese, anch’essa senza coppa da disputare. E con quale rosa la Fiorentina ha affrontato questo continuo tour de force? Ecco il secondo nodo: Prandelli negli ultimi due mesi a fatto ruotare appena 14 giocatori obbligando agli straordinari (eufemismo) elementi non più giovanissimi come Jorgensen che in questo periodo ha disputato 9 partite consecutive riposando proprio ieri a Cagliari per la prima volta. Perché tutto questo? Terzo nodo: perché la campagna acquisti di giugno e di gennaio fatta da Corvino è stata totalmente sconfessata dal mister viola. Citiamo in ordine sparso…Lupoli, Vanden Borre, Balzaretti, Osvaldo (a giugno), Cacia, Da Costa, Papa Waigo (a gennaio). Più gente come Potenza completamente accantonata. Si sono salvati Semioli e Vieri che però per motivi diversi hanno reso ad intermittenza (altro eufemismo). Quarto ed ultimo nodo (ce ne sarebbero altri, ma siamo già fuori tempo massimo), il problema dell’attaccante centrale. Un solo dato riferito a ieri. Per l’ennesima volta la Fiorentina stravince nel possesso palla (59% contro il 41% del Cagliari), come è successo nella doppia sfida con i Rangers, con la Sampdoria e a ritroso in trasferte sfortunate come quella di Siena. Supremazia alla fine sterile con Pazzini a digiuno in Coppa Uefa e non ancora in doppia cifra in campionato. A margine notiamo come nelle ultime 5 giornate Inzaghi nel Milan abbia segnato 9 gol e Giampaolo solo uno. E’ mancata quindi, clamorosamente la prima punta di peso, (fatto gravissimo in un modulo che prevede un’unica punta centrale) ed ora se ne stanno accorgendo tutti. Insomma, il risultato attuale è che il Milan è sopra di un punto (due virtuali essendo in vantaggio negli scontri diretti) e che anche il secondo obiettivo (la Champions League dopo la Uefa) sta sfumando.
Ed eccoci arrivati al secondo proverbio, forse il più amaro ma anche il più educativo per il futuro: “Chi troppo vuole, nulla stringe”. L’errore sta a monte, nell’aver tenuto i piedi in due staffe. A nostro parere era doveroso fare una scelta di campo. Senza entrare nel merito di chi avesse ragione o torto, bisognava scegliere: meglio la gloria europea, la soddisfazione di alzare un trofeo, scrivere il proprio nome sull’albo d’oro, oppure meglio il quarto posto, la qualificazione in Champions League, la crescita del fatturato per l’anno prossimo, l’aumento del tetto ingaggi, una campagna acquisti fatta di nomi importanti e non di mezze figure (vedere l’elenco dei desaparecidos di cui sopra), ed una vetrina prestigiosa per tutta Firenze e per i Della Valle? Noi ovviamente optiamo per la seconda, ma non è importante. Era importante scegliere per non restare… con il classico pugno di mosche in mano.