PRIMO OBIETTIVO: QUALITÀ CON UN CENTROCAMPO D’AUTORE. BARONE ARRIVA DOMANI. BATISTUTA: IL NODO È IL RUOLO. ROCCO È ROCK, IL RESTO È LENTO…
Montella non è il nuovo allenatore della Fiorentina perché in realtà lo era già dall’aprile scorso. E’ stato confermato pubblicamente ieri a New York: era già tutto deciso, ma il colloquio con Rocco Commisso è stato importante perché le impressioni reciproche sono state esaltanti. La cena al Viola Club della Grande Mela è diventato un momento di incontro e di empatia, una sorta di suggello all’inizio della nuova avventura. L’aria è carica di aspettative, le stesse che nutrono i protagonisti. Sono tutti molto motivati, l’ideale per ripartire dopo una stagione vergognosa, con il baratro della B a distanza di centimetri. Già, ripartire. Prima regola: qualità.
Montella e Pradè, su input della proprietà e con il supporto tecnico di Antognoni, pensano ad una squadra dalla ben definita cifra tecnica. Il passato non può e non deve essere replicato in toto perché ogni gruppo è figlio del proprio periodo, ma i modelli servono. Rimodulare un’idea vincente di gioco non è peccato: la Fiorentina del 2012 - nata anche quella da una stagione altrettanto vergognosa, con salvezza quasi a tempo scaduto - nacque proprio da macerie somiglianti alle attuali. Eppure a quella squadra non fu chiesto di raggiungere chissà quali traguardi, se non quello di riportare la gente allo stadio. La Fiorentina fu talmente brava da arrivare a lottare per il terzo posto - allora valeva il preliminare Champions League -, salvo poi giungere quarta a causa di alcune scellerate (eufemismo) decisioni arbitrali altamente penalizzanti. Terzo arrivò il Milan, un film già visto… Fu comunque un successo perché i viola facevano cantare il pallone, il gioco di Montella aveva stregato l’Italia. La chiave fu affidare il centrocampo a registi e mezz’ali senza un solo mediano… Insomma il contrario della stagione appena conclusa. I tre tenori erano Pizarro, Borja e Aquilani, c’era pure Mati Fernandez, tutt’altro che scarso. Si potrebbe parlare anche degli altri, ma sarebbe una perdita di tempo perché tutto nasceva laddove, da quando è nato il calcio, nasce la fortuna di una formazione: il pacchetto della mediana. Montella e Pradè ripartiranno da un centrocampo d’autore, cancellando con la cimosa la mediocrità assoluta dell’ultima Fiorentina.
Anche Mancini in Nazionale sta portando avanti con forza questo tema: gioca con Verratti e Jorginho assieme, non con due faticatori muscolari. E il campionato appena concluso ha proposto molte squadre dotate di più di un regista. La Fiorentina di Rocco viaggia veloce anche perché come lui stesso si è definito, è molto ‘fast’. Domani, al più tardi lunedì, rientrerà a Firenze Joe Barone, braccio destro di Rocco, super manager dei Cosmos e molto informato sul calcio italiano. Chi lo frequenta quotidianamente lo descrive preparatissimo. Joe affronterà molte questioni, non ultima quella di Batistuta: l’argentino nei prossimi giorni sarà ancora a Firenze e verosimilmente avrà un contatto con la dirigenza viola. Stabilito che l’interesse della Fiorentina c’è tutto, il nodo da sciogliere è quello del ruolo da assegnare a Gabriel: utilizzare il Re Leone a Firenze e come oppure sfruttarlo in America, da Nord a Sud. La questione dovrebbe risolversi in fretta.
Il 24 giugno, invece, per la finale del calcio storico e la festa del patrono di Firenze, Rocco Commisso sarà Magnifico Messere. Un riconoscimento prestigioso per un nuovo amico di Firenze. Rocco si è abbattuto come un tornado sulla Fiorentina, una tempesta di energia, simpatia e cambiamento. Degli americani, più precisamente dei newyorkesi, Commisso ha il decisionismo: è nato per decidere e in tempi brevi. Rocco è rock, ma il resto che lo circonda, nel miglior modus operandi italiano, è lento. Questa sarà la sfida dei prossimi mesi: mettere insieme la rapidità di azione di Rocco con la classica lentezza delle nostre parti, soprattutto nella burocrazia. Sarà divertente vedere chi vincerà. Noi puntiamo su Rocco…