VISTA IN TRASFERTA, Tra rabbia e rimpianti
A cura di Patruzia Iannicelli
Dopo i saluti al Franchi contro il Palermo tra addii, lacrime e noia, anche nell'ultima di campionato i tifosi sono al fianco della squadra all'Olimpico di Roma contro la Lazio. Il risultato della gara ai fini della classifica è ininfluente, ma poco importa a coloro che fin dal ritiro di Moena hanno percorso durante l'anno migliaia di chilometri, in Italia e in Europa. Pochi i pullman organizzati da qualche viola club, molti con mezzi propri che intorno alle 19.00 si ritrovano nel settore Distinti Sud Ovest loro preposto. In totale saranno presenti 355 tifosi.
Massima disponibilità e servizio ineccepibile delle forze dell'ordine e degli steward che assistono alla gara accanto ai sostenitori ospiti. Dopo aver posizionato striscioni e bandiere, all'ingresso del riscaldamento dei portieri e della squadra, applausi per tutti ma un solo accorato coro: "Viola lotta con il cuore", il modo per sottolineare da parte dei tifosi quello che si chiede ai propri giocatori, il rispetto per la maglia che indossano. Intanto inizia a piovere e anche se l'Olimpico è coperto in tutti i settori, i vari gruppi non si spostano dalle balaustre con la conseguenza di bagnarsi fino alla fine.
Prima della gara l'addio di Miro Klose, i tifosi viola costretti ad assistere al tributo riservatogli dall'Olimpico, tristemente ricordato per il suo passato al Bayern. Poi finalmente il fischio d'inizio,la prima azione e da un corner battuto sotto il settore degli ospiti che Lulic da fuori area realizza il vantaggio dei laziali. Una doccia fredda per i supporter viola che ammutoliti prevedono un'altra serata triste e amara.
L'abbattimento dura pochi attimi, la reazione d'orgoglio per i colori viola ha la meglio, i cori incessanti rimbombano nell'impianto, surclassano quelli dei padroni di casa. Anche in campo si vedono le prime azioni combinate che portano verso l'area avversaria, la prima occasione che fa sobbalzare un pallone di Vecino per Zarate che manda al lato. Nel frattempo Alonso lascia il campo per infortunio, sostituito da Roncaglia.
Alla mezz'ora finalmente esplode una gioia incontenibile, il primo goal di Vecino atteso tutta la stagione, Bernardeschi per Mati Fernandez e palla che arriva all'uruguaiano festeggiato anche dai compagni di panchina. La Fiorentina dopo aver raggiunto il pari non si ferma anzi sembra quella squadra che aveva portato a sogni proibiti, una marcia in più per grinta, determinazione, convinzione dei propri mezzi. Dal quarantesimo succede l'incredibile: raddoppio di Bernardeschi su assist dalla destra di Tello, che dopo cinque minuti riceve da Bernardeschi e da solo davanti al portiere porta a tre le reti. Dopo mesi di gare da effetto soporifero e da prestazioni avvilenti una squadra incontenibile e inimmaginabile. Dopo l'intervallo continua il pressing con belle giocate, un contropiede di Bernardeschi si ferma sulla traversa, qualcuno si stropiccia gli occhi, con molta ironia chiede all'amico accanto se gioca la Fiorentina.
Dalla parte opposta il portierino Lezzerini si mette in evidenza con due belle parate, grande prestazione per il suo debutto. Al venticinquesimo la massima euforia per la doppietta di Vecino su passaggio di Mati Fernandez, il quarto goal dei viola. Dopo un minuto l'arbitro fischia un rigore, la visuale non permette la dinamica dei fatti ma prima della gara si era ipotizzato un rigore con rete di Klose per regalo finale. Tutto da copione già scritto. Il gol dei laziali non preoccupa la tifoseria imperterrita a intonare canti con movimenti anche nei gesti, quasi una danza liberatoria. I cambi di tino Costa per Vecino, e di Tello per Kalinic, solo per aspettare la fine della gara che avviene dopo tre minuti di recupero. Al triplice fischio i viola restano a centro campo, si portano verso il settore per il consueto applauso, Gonzalo il primo a lanciare la sua maglia, lo segue Bernardeschi, Badelj, Astori, Vecino ma il clima è di certo più allegro e rilassato delle altre gare.
Un'ora di attesa prima di lasciare l'Olimpico per commentare una vittoria che poteva portare a ben altri risvolti, sarebbero tante le domande da fare per questa stagione altalenante. Soprattutto perché un totale black out nel girone di ritorno? Cosa è realmente successo tra società, allenatore, giocatori? Come sempre non ci saranno risposte, e la rabbia che prevale surclassa la gioia di questa serata inaspettata. Questa stagione sarà di certo ricordata per qualcosa di straordinario, vedere la nostra squadra del cuore che dall'alto guardava i colossi di squadre costruite con lauti investimenti e un coro che forse resterà nella mente per diverso tempo: "Salutate la capolista".
Poi resteranno i rimpianti di quanto bastasse poco per arrivare verso ben altri obiettivi e non dover aspettare verdetti altrui. Dalla parte dei tifosi ben poco da aggiungere, sempre presenti ovunque dalle diciannove in campionato, ai gironi ai sedicesimi di Europa League. Se in qualche caso come nelle ultime dieci trasferte (a parte questa), qualcuno ha evidenziato il proprio disappunto forse può essere giustificato. In attesa di chiarezza per il prossimo futuro, dall'organigramma della società, all'allenatore convinto di continuare la sua esperienza in viola, e soprattutto a dei rinforzi mirati, evitando errori visti e vissuti negli anni, la tifoseria tornerà a fare la sua parte da protagonista con il cuore e la passione di sempre.