RISPOSTE E CONTRADDIZIONI
Oltre un'ora di conferenza. Milioni di parole che il direttore generale Rogg ha riportato con calma, disponibilità e dovizia di dettagli. Concetti ripetuti dallo stesso D.g., non nuovissimi per la verità, che però avrebbe fatto meglio la proprietà a ribadire. Perchè alla base della spaccatura che vive la città (certificata da Sousa ed espressa alla perfezione dallo striscione della Curva di ieri) ci sono le parole e le posizioni di una proprietà che sembra a caccia di consenso solo quando le cose vanno bene.
Il presenzialismo registrato nel corso delle faraoniche presentazioni di Mario Gomez o di altri acquisti in passato, la volontà di elargire promesse attraverso dichiarazioni pubbliche poi non confortate dai fatti, non può essere accompagnata dall'abitudine a mandar in prima linea i propri dirigenti quando le cose vanno male. D'altronde tra ieri allo stadio, e oggi in sala stampa, non v'era traccia nè della proprietà nè del presidente esecutivo. Perchè se Pradè provò a giustificare la figuraccia Milinkovic-Savic come ha fatto oggi Rogg per Mammana, spetterebbe sempre e solo ai Della Valle (o alla loro espressione massima, cioè il presidente esecutivo Cognigni) spiegare il perchè di certi accadimenti.
Archiviata la premessa, e apprezzato lo sforzo dialettico di Rogg risposta dopo risposta, restano sul tavolo alcune contraddizioni inevitabili per quanto detto sopra. Se, come affermato, è il comparto sportivo a fare il mercato con un budget prestabilito e obiettivi inseguiti, e se proprietà e presidente esecutivo non entrano nel merito delle scelte tecniche, perchè lo stop su Mammana (e la valutazione che l'esborso fosse eccessivo per il valore del giocatore) è arrivato, come ammesso da Rogg, proprio dalla proprietà?
Perchè se si definisce la struttura direzionale semplice, efficace e simile ad altre società (eppure, guardandosi intorno, sono poche le società con così tanti dirigenti) la Fiorentina inciampa (di nuovo) su una tempistica fin troppo dilatata dal dover sempre attendere il via libera della proprietà che, come detto, ha sempre e comunque l'ultima parola? E poi se davvero c'era un budget così ampio per trattare Mammana con un'offerta da 7 milioni più bonus, come può definirsi “soddisfatto” un club che voleva spendere per un difensore centrale, ma che in oltre cinque mesi non è riuscito ad andare oltre le difficoltà tipiche del calcio, tanto più per due soli giocatori?
Benalouane sarà stato anche la terza scelta, ma possibile non esistessero alternative adeguate o almeno in grado di evitare la corsa contro il tempo dell'ultimo giorno di mercato chiedendo giocatori a destra e a manca? Dipinto così, ll concetto di programmazione s'inserisce un po' a forza in questo quadro. E ancora, perchè se si punta il dito su un tecnico come minimo adombrato (lo stesso che appena arrivato si mise sulle spalle un intero ambiente ai limiti della depressione per l'addio che si era consumato con Montella) e ci s'interroga sulla condivisione delle scelte di mercato, si fa prima riferimento a una totale condivisione e poi, invece, a un 80% che, evidentemente, nasconde qualche scelta non avallata dal tecnico? Più in generale perchè se il termine “ridimensionamento” viene rispedito al mittente esattamente come nel settembre scorso (quando a margine della riduzione degli ingaggi, si rilanciava anche l'acquisto di un difensore centrale di spessore) nello snocciolare cifre emergono sia nuove riduzioni del monte ingaggi che saldi economici positivi?
Nessuno pretende di amministrare capitali di proprietà altrui, e tantomeno nessuno pretende continue ambizioni di lotta per il titolo (arrivato due volte in oltre 85 anni di vita della Fiorentina), così come al tempo stesso nessuno mette in dubbio i risultati passati e presenti, le opportunità di una squadra ancora terza in classifica e, perchè no, anche dei rinforzi di un mercato invernale che, comunque, potrebbe dare il suo apporto alla squadra. Ma non si può nemmeno ignorare il malumore serpeggiante di un pubblico da sempre appassionato e che, invece, in una gara decisiva per il titolo di “campioni d'inverno”, contro la Lazio, non supera le 25 mila presenze, salvo spiegarsi meglio con lo striscione di ieri.
Semplicemente, alla luce di un sogno nato per congiunzioni astrali positive (leggere alla voce campionato equilibrato) e spento nel corso di un gennaio bislacco per scelte discusse, comunicazioni contorte e rabbie mal celate dal tecnico, si chiede una gestione diversa, più limpida. E un indirizzo più chiaro di quel che dovrebbe essere il progetto, anche a lunga scadenza, del club. Qual è, dopo oltre 15 anni, il progetto tecnico ma anche emozionale di questa proprietà?(d'altronde esiste anche quest'ultimo aspetto nel mondo del calcio, e non esclusivamente quello aziendale, come insegnano anche le esperienze di Prandelli, Montella e Sousa)
Possibile che sia così difficile comprendere che solo e soltanto la proprietà può chiarire questi aspetti, e ricostruire empatia, parlando alla gente con la massima trasparenza possibile?