ITALIANO, Il parterre, i tempi che corrono e Mazzone
Al fischio finale, nell’ebbrezza gioiosa dei viola che passavano un turno difficile più del previsto, c’è stata una nota stonata, fessa, stridente: all’evaporare dell’immagine la camera tv va su Italiano, si legge un labiale piuttosto triviale, ma con chi ce l’ha il tecnico viola che ha appena vinto la partita?
Lo si capirà nel dopo gara, prima dalle parole di Commisso, poi da quelle dello stesso allenatore viola.
Un tifoso o più di uno, avrebbe insultato Italiano per lunghi minuti dal settore appena dietro le panchine, quello del parterre di tribuna.
Insulti?
Consigli non richiesti di un tecnico del giovedì sera che si sente più bravo dell’allenatore in carica?
Non si sa, si sa invece che da quel settore, lo narrano le cronache passate, sono venuti spesso episodi che hanno fatto scandalo, come le ingiurie al viola Ilicic che una volta si scagliò rabbioso verso alcuni spettatori del parterre facendo loro cenno di tacere.
Oppure come quando Spalletti, in quel momento allenatore del Napoli, incassò prima le offese, poi il tentativo di uno schiaffone, da un tifoso viola, per giunta pensionato, che forse aveva condotto alla partita il nipotino onde insegnargli i sacri valori dello sport.
Roba dei tempi attuali, anche nella, per altro abbastanza civile, Firenze nostra.
E tutto avviene proprio in quel settore dove i biglietti costano piuttosto cari e dove, compulsando le foto d’epoca, alcuni decenni fa si potevano ammirare signori distinti in paletot e borsalino che sedevano accanto anche a supporters della tifoseria avversa, senza che accadessero baruffe di sorta.
Il caso vuole che chi scrive, per ragioni legate alla disabilità ( il parterre di tribuna è l’unico settore accessibile abbastanza facilmente per un disabile) abbia frequentato più volte questo settore negli ultimi anni, dovendo assistere ad una radunata di episodi e comportamenti altrui da doverne arrossire dinanzi ai propri figli, dalle signore che recitavano rosari di bestemmie alle offese rivolte ai tecnici delle squadre avversarie facendo riferimenti a loro parenti handicappati o a figlie presunte peripatetiche, insomma roba da ricovero avrebbe detto quel gran tifoso e gran signore di Mario Ciuffi.
Di recente il mondo del pallone ha celebrato la memoria di un grande tecnico come Carlo Mazzone, ricordandone anche la pazza corsa verso la curva atalantina che lo ingiuriava in una celebre sfida col suo Brescia.
Ebbene, tale corsa non fu di sola passione e quindi scusabile con la passione.
No, fu corsa etica, di indignazione, infatti lui la spiegò dicendo:’ certe cose non si possono sentire’
Un uomo di quella generazione, la generazione del cappello e paletot allo stadio, non poteva sentire lo stadio divenire la sentina, il cesso, di ogni bassezza che viene in testa per offendere l’avversario, e dalla testa o testolina, passa alla bocca.
Ai giorni d’oggi invece vi è una certa assuefazione al puzzo d’escrementi ed ogni cosa pare lecita a qualcuno pur di offendere e disturbare l’avversario, o persino il proprio allenatore se egli non segue i dettami di quel raffinato tecnico calcistico assiso nel parterre di tribuna.