C'ERAVAMO POCO AMATI
Finisce così, l'avventura di Alessio Cerci a Firenze. Finisce in una calda serata d'agosto, quando le valigie erano già fatte, quando le speranze erano già spezzate. Ti odio, poi ti amo, poi ti odio e poi... Scrivevamo così, mesi fa. Un rapporto come montagne russe, quello tra il romano e la città del giglio. Rotture, addii, esultanze mancate, tuoni esplosi.
Litigate, 'vaffa', gite non autorizzate, pernici e gatti, gol e serate, festeggiamenti e locali. C'è stato di tutto, in un'esperienza intensa, ma mai fatta di passione travolgente, mai d'amore corrisposto. Talento cristallino, sregolatezza mal controllabile, Alessio Cerci torna dal suo maestro, da quel Giampiero Ventura che l'aveva lanciato a Pisa e che lo riabbraccia oggi al Torino. Una corte serrata, sfrenata, che Firenze comprendeva solo per le giocate palla al piede di cui è talvolta capace il romano, non per quel che ha rappresentato per il gruppo e per lo spogliatoio. Comproprietà non è una formula che significa cordone ombelicale con la Fiorentina, ma che semplicemente permette al Toro di sborsare 2,5 milioni ora e 2,5 nel giugno che verrà. Non piange, Firenze, per un addio scontato. Cerci si è giocato le sue carte nel peggiore dei modi, anche con Vincenzo Montella. Anche con una Fiorentina che riprende a sognare, e che lo farà senza di lui.