"VERSO LA JUVE", Roby Baggio va alla Juventus e a Firenze...è guerra!
Avellino, 16 maggio 1990. La Juventus ha appena conquistato la Coppa Uefa nella doppia, contestatissima, finale contro la Fiorentina. Da quel momento si chiude un capitolo (amaro), e se ne apre un altro (amarissimo) per i tifosi viola: la cessione di Roberto Baggio. Il fenomeno di Caldogno, assoluto fuoriclasse alla verde età di 23 anni, era in verità già stato ceduto qualche giorno prima al Milan, ma l'intervento in prima persona dell'Avvocato Agnelli cambiò le carte in tavola e Roberto Baggio mise la freccia a sinistra, direzione Torino. Baggio, quindi, “doveva” essere ceduto, Milan o Juve faceva poca differenza. La dirigenza di allora, (i Pontello, prossimi a lasciare la società a Cecchi Gori), “doveva” ripianare i numerosi investimenti sostenuti, e la cessione del “Piccolo Buddha” era il sistema più sicuro. L'anima di Firenze, le lacrime del popolo viola, furono impotenti di fronte a quella che, sportivamente, si poteva considerare una vera e propria “tragedia”.
Il 17 maggio 1990, in un torrido pomeriggio, si chiuse quindi la favola di Roberto con la maglia viola. Il procuratore del calciatore, Antonio Caliendo, in una celebre conferenza stampa annuncia la cessione del proprio assistito alla Juventus per 11 mld. di lire più l'intero cartellino di Renato Buso (un buon giocatore ma niente di più). L'ufficialità arriverà poche ore dopo, direttamente dal presidente viola, Claudio Pontello. Baggio fu così messo al centro di un gioco troppo più grande di lui, schiacciato fra il suo splendido passato ed il suo incerto futuro, e la verità, che più volte i protagonisti hanno promesso di raccontare, non è ancora venuta fuori. Per le strade di Firenze, intanto, si scatena la rabbia dei tifosi. Ha inizio così una guerriglia, che produsse una violenza ceca ed incontrollata, e che andò avanti per tutta la notte. L'epicentro è la palazzina di P.zza Savonarola, sede della Fiorentina, poi la scena si sposta in P.zza Donatello davanti alla villa dei Pontello. Vengono lanciati sassi, pomodori e uova marce, ci sono feriti. Si fanno i primi arresti, addirittura di semplici curiosi coinvolti, loro malgrado, nel marasma generale. Firenze fu preda di una follia collettiva e tutto questo (solo) per un calciatore. Il suo nome era Roberto Baggio, l'unico che avrebbe potuto superare il “mito” di Antognoni nel cuore del popolo viola e che, invece, fu causa e testimone di una delle pagine più tristi della “Magnifica storia di Firenze”.