IL "GILA" RIAVVICINA FIRENZE ALLA NAZIONALE

11.10.2009 00:00 di  Stefano Borgi   vedi letture
Fonte: Stefano Borgi per FV
IL "GILA" RIAVVICINA FIRENZE ALLA NAZIONALE
FirenzeViola.it
© foto di Federico de Luca

Le cose fatte (e scritte) di getto, sono spesso le migliori. E allora, a pochi minuti dall'impresa di Gilardino, titoliamo: "Il 'Gila' riavvicina Firenze alla nazionale." Siamo pronti a ricevere critiche e (forse) improperi di ogni genere ma da stasera guardiamo gli azzurri con altri occhi, e tutto per merito del nostro bomber. Giù il cappello davanti ad Alberto perchè se siamo in Sudafrica, a difendere un titolo mondiale conquistato tre anni fa anche grazie ad un altro numero 9 viola, Luca Toni, lo dobbiamo ad un ragazzo che ha ingoiato la panchina da grandissimo professionista ed ha timbrato il visto per i mondiali. Sono bastati pochi minuti per rispondere ad un allenatore, quanto meno sprovveduto, che gli aveva preferito l'ennesimo juventino. Ma tant'è... Eppure lo aveva detto anche Buffon, nella recente conferenza stampa: "Gilardino? E' un grandissimo attaccante, quando va male fa un gol ogni due partite..." Detto e fatto. Il "Gila" è rimasto in media, anzi...se contro la Lazio il signor Brighi avesse fatto in pieno il proprio dovere, il centravanti di Biella sarebbe andato abbondantemente sopra la media. Il "Gila" riavvicina Firenze alla nazionale abbiamo detto, ed è quello che speriamo. Capiamo i tifosi viola, capiamo il loro disappunto, capiamo il loro astio verso una formazione che è, indubbiamente, espressione del potere romanocentrico, delle stanze dei bottoni, di una lega regno di pochi, di una federazione che non troppi anni fa ci ha "scippato" uno scudetto (1982), ci ha mandato ad Avellino a giocarci una finale di coppa Uefa (guarda caso contro la Juventus), ci ha mandato a spalare la neve a Gubbio, ci ha inflitto 19 punti di penalizzazione che gridano ancora vendetta. Li capiamo fino in fondo. Però la nazionale è anche l'espressione di una nazione, di un popolo, che volente o nolente è il nostro, siamo noi, quello italiano. E persone come Gilardino, Gamberini, Montolivo, Marchionni, Zanetti (chissà, se Cristiano continua così Lippi non potrà lasciarlo fuori) ci possono aiutare a riavvicinarci alla bandiera tricolore, ad una maglia che è stata vestita da Antognoni, Graziani, Massaro, Galli e Vierchowod, e tutti insieme, noi con loro, abbiamo trionfato ai mondiali di Spagna nell'82'.

Ecco, questo può essere l'ultimo sforzo di un popolo che ha dato lezioni di lealtà e civiltà sportiva come quello viola, che può indicare una strada come ha fatto nel campionato italiano inaugurando il terzo tempo, l'abbattimento delle barriere, la fan-zone per accogliere i tifosi avversari, il gemellaggio con il Liverpool. Un gol può significare molto e, perdonate l'uso privato di mezzo pubblico, quando Gilardino (come Rivera a Mexico 70') ha depositato in rete con un piatto chirurgico (ricordate il gol decisivo del "golden boy" milanista contro la Germania nello storico 4-3?) abbiamo sentito un fremito, abbiamo avvertito la gioia di essere italiani, che non vuol dire figli di una federazione, di un potere, vuol dire far parte di una nazione che da oggi potrà difendere la propria dignità nella competizione più importante del mondo. Lo abbiamo detto, scriviamo tutto di getto, la forma non è curata come al solito, ma ci sembrava giusto tradurre in parole quell'orgoglio, tipicamente fiorentino, di aver portato l'Italia ai mondiali. Tutto questo grazie al "Gila", e scusate se è poco...