OCCHI PUNTATI SU... Gli "orfani" di Cesare
Se tre indizi fanno una prova, possiamo tranquillamente dire che...la Fiorentina non c'è più. Dopo tre giornate di campionato, infatti, la squadra viola è esattamente la stessa che ha terminato lo scorso campionato. Abulica, confusionaria, disordinata e demotivata. Come risultati, poi, è la stessa che riuscì a subire 17 sconfitte e 47 reti in 38 partite. E' la stessa che terminò il campionato al 12° posto dopo essersi qualificata (Ovrebo permettendo) ai quarti di Champions League. E' la stessa che si è sciolta quando capì di aver perso Cesare Prandelli. Quella Fiorentina dei miracoli, la Fiorentina che per 4 anni aveva rubato un posto ad una delle "grandi", la Fiorentina che (Van Gaal dixit) aveva incantato mezza Europa era sparita quando aveva capito che Cesare Prandelli non sarebbe stato più il suo allenatore. Si dirà: l'allenatore non va in campo, in campo ci vanno i giocatori. Nel calcio conta chi fa gol, non chi disegna schemi alla lavagna. Questo, ahimè, è esattamente il ragionamento che ha fatto Corvino. E non ce ne voglia Pantaleo, ma questo rischia di essere un errore che macchierà in maniera indelebile la stagione viola.
Cominciamo a chiederci: cos'ha Gilardino? cos'ha Montolivo? perchè Marchionni è un fantasma? E Frey, perchè ad inizio mercato se ne voleva andare? E Zanetti, cos'ha Zanetti? Fateci caso, sono tutti giocatori che sono venuti a Firenze perchè c'era Prandelli. Oppure, come nel caso di Montolivo, giocatori che hanno trovato consacrazione e collocazione in campo solo grazie al tecnico bresciano. Insomma, tutti giocatori orfani di Cesare. All'appello manca Adrian Mutu (anche lui un prodotto di Prandelli ai tempi del Parma). Il caso del romeno, però, sfugge ad ogni pronostico e non fa casistica. Troppi i problemi e le variabili che pendono sulla sua testa. E all'appello manca (forse) l'elemento più importante: "motivazione", un nuovo talento che Corvino disse di aver trovato tra i giocatori della Fiorentina e che lo aveva convinto (contrariamente ad una prima idea) a non sfasciare una rosa che lo aveva fortemente deluso. Ecco l'errore fondamentale: non aver chiuso un ciclo per aprirne un altro. Troppo grande l'appeal di Prandelli sulla maggior parte dei giocatori viola, troppo diversi lo stesso Prandelli e Mihajlovic per far finta di niente e lasciare tutto com'era, troppo forte era il credito che il mago di orz riscuoteva da squadra e città. Si cambia da Prandelli a Mihajlovic? Si passa a cuor leggero dall'acqua santa al diavolo? Urge la rivoluzione, urge un cambiamento totale. Ciò che andava bene prima non può andare bene ora. Prandelli era la garanzia di un progetto, la certezza del domani, la sicurezza di una continuità vincente, il "porto quiete" di Foscoliana memoria. Questo, forse, non varrà per tutti: pensiamo a Pasqual e Donadel, giocatori messi da parte da Prandelli e rivalutati da Mihajlovic. Ma i senatori, quelli che spostano l'equilibrio di una partita, chi pensa a loro? E lo stesso Gilardino, come si sarà sentito vedendosi scavalcato da un ragazzino di 19 anni al momento di calciare il rigore che poteva valere una stagione? Lui, il gila campione del mondo, già calciatore affermato, soppiantato da un imberbe che sta sempre al computer e mangia troppa cioccolata... Sono piccole dinamiche, equilibri mentali che hanno il loro peso, ed in questo Mihajlovic ha mostrato tutta la sua inesperienza.
Spiace dirlo ma la Fiorentina non sembra crederci, i giocatori non credono in Mihajlovic, non credono nel progetto, vedono i Della Valle allontanarsi e con loro il pubblico, i tifosi, la loro gente. Siamo solo alla terza giornata, forse siamo ancora in tempo, qualcuno li richiami, qualcuno li vada a prendere... prima che sia troppo tardi.