GLI AMICI DI ANDREA, LA SOLITUDINE DI NETO
Sono state le due facce della giornata viola, Andrea Della Valle e Neto. Come due facce della stessa medaglia. Partiamo dalla prima, il volto allegro e vincente della Fiorentina: Andrea Della Valle. Del “patron” viola si è detto e scritto di tutto. O quasi. Forse si è tralasciato l'aspetto conviviale che ADV ha voluto dare alla sua giornata. Foto, autografi, sorrisi e pacche sulle spalle... tutto vero, tutto giusto. Andrea è andato più in là, si è fatta amica la gente. Che lo chiama Andrea, che gli stringe la mano. Andrea da parte sua ha avuto una parola per tutti, sembrava conoscere i suoi tifosi ad uno ad uno. E con ognuno di loro ha scherzato. Ai bambini ha insegnato un movimento del calcio balilla, un colpo al subbuteo, di ognuno ha ascoltato un consiglio. Insomma, i tifosi erano amici suoi, e lui era amico di ognuno di loro.
La seconda faccia è quella di Neto. Norberto Murara Neto, per la precisione. Per lui scomodiamo Stefano Benni, che scrisse “La solitudine del portiere”. Per lui ricordiamo “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano. Due opere diverse che a modo loro parlano di solitudine, di sospetto e diffidenza. Neto non fa eccezione. Oggi al Cesare Benatti non ha fatto eccezione. Neto ha il sospetto di non essere considerato, ha il sospetto di essere sopportato. E per questo è diffidente. Breve ricostruzione dei fatti: partitella di fine allenamento, 11 contro 11 a metà campo. Pizarro dalla tre quarti crossa teso nel mezzo, Mario Gomez si tuffa dal vertice dell'area piccola e schiaccia di testa sul primo palo. Il palo, guarda caso, coperto da Neto. La testata di Super Mario è forte, fortissima, Neto è sulla traiettoria ma... ahimè la mano si piega ed il pallone entra in rete. Gioia per Gomez, disperazione per Neto. La scena che segue ha del surreale: Norberto Murara che resta disteso avviluppato nella rete, quasi esanime. Al che anche i giornalisti assiepati dietro di lui si preoccupano, si alzano per sincerarsi dell'accaduto. Poi, all'improvviso, il brasiliano si muove, fa per alzarsi, si appoggia al palo. Con lo sguardo fisso nel vuoto. Siamo sinceri, si è trattato di errore (è nell'ABC del portiere: il gol subìto sul primo palo è un errore del... portiere) anche se non di errore marchiano. Aggiungiamo che Neto avrebbe fatto di peggio pochi minuti dopo quando gli è sfuggito un pallone dalle mani, stile gol di Muriel ad Udine. Quello trattasi di errore grave, passibile di disperazione. Non quello di Gomez. Ed invece... Cosa vogliamo dire? Che Neto è solo, anche se i compagni fanno di tutto per sollevarlo, per farlo sentire uno di loro. Neto è solo con le sue insicurezze, con le sue paure, Neto è solo nonostante abbia tanta gente intorno a lui. Pronta a sparire al momento in cui Montella lo terrà fuori. O, ancor peggio, verrà ceduto. Perchè la Fiorentina non può rischiare di giocare a porta vuota. Andrea Della Valle e Neto, uguali e contrari, esaltazione e solitudine, felicità e disperazione. E pensare che parliamo solo di calcio...