QUANTO MANCA JORGENSEN
Quanto manca Martin Jorgensen. Ma con lui anche Dario Dainelli, Thomas Ujfalusi, Fabio Liverani. Scorrere indietro con la memoria le rose viola è esercizio che fa ritornare davanti agli occhi non solo la sete di successi ma anche una parola chiara. Esperienza. Perché la Fiorentina di oggi, più che yè-yè, è brum-brum. Va a cento all'ora solo sulle piste da ballo, più che sul campo; notti brave, ritorni allegri, partite stonate. Tristi. Grigie. E poi via, come se nulla fosse, tuffandosi nella movida di Firenze o in quella di Formentera.
Le parole di Stevan Jovetic suonano come quelle di un senatore senza megafono, di un giovane ancora senza l'autorità di un calibro per lo spogliatoio. Quelle di Manuel Pasqual, invece, sono un triste e malinconico blues. "Quasi nessuno mi segue, quasi nessuno fa gruppo" sembra dire mestamente il terzino viola. Perché c'era un tempo in cui la Fiorentina era anche spogliatoio tosto, compatto, duro e puro. Ok, senza panegirici: da che mondo è mondo, la scappatella e l'ora tarda nel calcio sono sempre esistite. Però il famoso detto 'per tutto c'è un tempo' è pratica e pragmatica realtà. Questo non è il tempo delle distrazioni, sia mai; perché c'è già chi sussurra e chi fa aleggiare lo spettro Sampdoria su Firenze.
Ecco. Un tempo c'erano quei senatori lì a prendere per il famoso orecchio i giovani troppo allegri. Ujfalusi, Jorgensen, Liverani. Gente con esperienza, che sapeva gestire lo spogliatoio ed i compagni, ragazzi che capivano quando si poteva o non si poteva tirar tardi. L'esperienza insegna e qui, in questa Fiorentina, sembra che sia tema sconosciuto. Jovetic vuol fare il veterano, chiede scusa a nome di tutti, ma poi giustifica gli altri. Pasqual, invece, come pochi altri, suona come la mosca bianca. Superstiti di uno spogliatoio fatto d'esperienza, quella che manca alla Fiorentina oggi per rialzare la testa e ripartire. Subito. Non stanotte, magari. Domattina.