HUGO E QUEI BLACKOUT IMPROVVISI: QUANTI PUNTI PERSI
La premessa da fare è d’obbligo: se in casa Fiorentina c’è un reparto che funziona e che dopo dieci giornate ha saputo dare le migliori risposte è proprio la difesa. Ovvero la quarta meno battuta di questo campionato (meglio hanno fatto soltanto Inter, che ha una gara in meno, Sampdoria e Juventus), la migliore degli ultimi sei campionati e in assoluto la seconda meno perforata dell’era Della Valle dal ritorno in Serie A (meglio aveva fatto soltanto la retroguardia di Prandelli nel 2007 e di Montella nel 2012 con 7 gol al passivo).
Presi per buoni questi numeri (resi ancora più solidi dalla convincente prestazione di Lafont a Torino, la prima vera partita dove il francese è apparso determinate da quando veste la maglia viola), la sensazione è che qualcosa però ancora non funzioni. Non tanto a livello di reparto quanto semmai dei singoli. Tralasciando Milenkovic (adattato in un ruolo non suo), le note più preoccupanti arrivano da Vitor Hugo, uscito con la sufficienza da Torino ma con un fardello di punti interrogativi che si ripropongono domenica dopo domenica.
Il brasiliano, re dei duelli arei in Piemonte (12, di cui 8 vinti) e delle “spazzate” (ben 10 in totale) è apparso ancora una volta svagato in alcune fasi della partita. Vittima, cioè, di alcuni improvvisi (e inspiegabili) cali di concentrazione che in passato sono costati caro alla Fiorentina. Basti pensare che contro il Napoli in occasione del gol di Insigne, a San Siro nell’azione della rete di D’Ambrosio e una settimana fa con il Cagliari poco prima della segnatura di Pavoletti, l’ex Palmeiras si trovava a vagare in campo in una posizione non congeniale.
A riprova delle difficoltà di cui è ultimamente preda il brasiliano, arrivano anche i numeri. Che spiegano, meglio di tante altre parole, come nelle prime 10 partite Hugo abbia perso oltre la metà dei palloni che stava controllando (o tentava di farlo durante un contrasto) nella propria metà campo: la media è di quasi 8 errori a partita, con il 58,6% di sfere perse davanti alla sua area di rigore. Contro l’attacco della Roma, il quarto migliore di A, servirà ben altro per portare a casa il risultato.