NAPOLI E I SUOI MIRACOLI: BENTORNATO CALCIO PULITO
Vedi Napoli, e poi… muori. La cinematografia degli anni ’50 ci aveva visto giusto, almeno pensando a quello che il campionato ha offerto ogni volta che transitava dalle parti del San Paolo. Metaforicamente le penne ce le hanno lasciate tutte le grandi squadre della Serie A, dall’Inter alla Juventus, dalla Fiorentina al Milan. E per i diavoli rossoneri è stata più che una caduta rovinosa, forse la più imprevista delle discese all’inferno, sicuramente la più dolorosa. Anche per coloro che agli inferi dovrebbe starci di casa. In un calcio che sempre si porta dietro scorie di ogni genere, che regala sospetti a destra e a manca la domenica appena trascorsa concede una ventata di aria fresca non indifferente. Una settimana di dubbi e di pronostici scontati, di ipotesi maligne e di scommesse neanche accettate, per fortuna il rettangolo verde riesce ancora (a volte) a respingere i cattivi pensieri. Tanto meglio se di contorno ci sono settantamila tifosi scatenati, che nell’anno in cui riassaporavano la massima serie, in attesa di un nuovo grande futuro, si sono levati lo sfizio di fare lo sgambetto a tutta l’alta classifica. Napoli-Milan 3 a 1 riporta alla mente l’imprevedibilità e la bellezza del calcio, la dimostrazione che in campo si può sempre andare per vincere e offrire il miglior spettacolo a prescindere da ciò che recita la classifica. Quando Hamsik ha rubato il pallone a Gattuso, tocco delicato quasi con il tacco e via con un'inarrestabile cavalcata verso la porta avversaria, ha preso per mano molto di più dei suoi compagni di squadra.
Molto di più di tutti i tifosi napoletani, ancora di più di quelli fiorentini (mai come domenica aggrappati alle radioline): Hamsik si è trascinato dietro chi pensava bene e male del calcio. I primi pronti a rispolverare antichi entusiasmi, i secondi a mettere da parte almeno per poco i cinismi frutto dell’era moderna. Di ‘biscotti’ e partite accomodate è piena la storia del pallone, nostrano e non solo. Una pratica apparentemente tutta italiana che si ritorse contro negli europei portoghesi fatali agli azzurri dopo il 2-2 tra Svezia e Danimarca che tanto sapeva di gemellaggio nordico. Altra storia è stata scritta stavolta, benché gli ingredienti per un nuovo giro di rimpianti ci fossero tutti, da quelli calcistici a quelli di fantapolitica. Lode al Napoli che se ne è infischiato di tutto, col suo stadio stracolmo e innamorato del calcio, con l’infinto ricordo di Maradona che contagia ogni cosa ricordi l’Argentina. Che sia un astro nascente come Lavezzi o una vecchia gloria dal cuore grande come Pampa Sosa. Lo spot per il calcio è servito, quello per una piazza che non si accontenta e sogna in grande anche. Lo sa la Fiorentina, mai come oggi benevola verso il capoluogo partenopeo; lo ha scoperto chi credeva che nel calcio i più 'grandi' abbiano sempre ragione. Uno spazio per le eccezioni è rimasto e se la Fiorentina centrasse questo incredibile preliminare di Champions League, significa che qualche volta a Napoli i miracoli succedono davvero.