PADOVANO, I miei gol al Real e in carcere

21.10.2008 12:00 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: gazzetta.it

Dieci anni e il mondo che si capovolge. Michele Padovano, per la prima volta, racconta il suo. 1996: il 20 marzo con la Juve segna al Real e lo elimina nei quarti di Champions; il 22 maggio trasforma uno dei rigori della finale con l'Ajax a Roma. 2006: il 10 maggio viene arrestato con l'accusa di aver finanziato un traffico di droga e di averne ceduta all'ex compagno Caricola.
Qual è il vero Padovano?
"Non uno spacciatore o un consumatore di cocaina. Non ho voluto fare come altri il giro delle tv. Ho fiducia nella giustizia, vado al processo, a maggio: su 48 imputati, solo io, Caricola e un altro non abbiamo voluto il rito abbreviato".
La accusano di aver finanziato un traffico di droga.
"Ho prestato 40 mila euro a un amico, ma non certo per comprare droga".
Ci racconti il 10 maggio 2006.
"Alle 5 mi hanno portato in carcere a Cuneo. Dieci giorni in isolamento: una cosa atroce, ho mangiato solo tre mele. Mi hanno trasferito nel carcere speciale di Bergamo fino al 31 luglio, poi sono stato 7 mesi ai domiciliari e altri 5 con l'obbligo di firma fino a luglio 2007. Le manette, il blindato: come un delinquente".
E quando è uscito?
"Il mio avvocato Paolo Davico Bonino mi ha detto che un po' di carcere avrei dovuto farlo, così mi sono preparato. Ho studiato l'ordinanza. Il magistrato che mi ha fatto arrestare (Rinaudo, ndr) mi ha interrogato solo 67 giorni dopo. E il giorno che sono uscito, quando ho sentito "liberante", è stato il più bello della mia vita".
Un calciatore famoso come viene accolto in un carcere?
"Come una persona normale. A Bergamo ho trovato umanità, tutti si mettono a disposizione dei nuovi, soprattutto quelli come me che non sono delinquenti, così ho fatto io con quelli arrivati dopo. Poi però devi saperti comportare, accettare le regole del carcere".
Un ricordo in particolare?
"La partita della domenica era un evento. Il campo è in terra battuta: finivamo distrutti, ma soddisfatti. Facevamo le squadre io e Bonny, mio compagno di cella; erano sfottò per tutta la settimana, eravamo 35-40 coinvolti e un paio di marocchini non erano male...".
In quei giorni l'Italia vinceva i Mondiali con il suo ex allenatore Lippi e tanti ex compagni.


"Ho tifato alla tv. Ma in carcere è stato festeggiato di più, in quei giorni, l'indulto. Mi dicevano gli altri detenuti: "L'indulto e i Mondiali: Padovano porta fortuna, deve stare qui con noi". In quei giorni c'è stato il dramma di Pessotto. Io a lui un telegramma l'ho fatto".
Che cosa ha imparato dentro?
"Mi sono reso conto della schifezza che c'è fuori. Il genere umano ha bisogno di toccare il fondo per capire le cose vere della vita: cito la famiglia, mia moglie e mio figlio, e alcuni amici, come Roby e Lino, mentre del mondo del calcio solo Presicci e Stringara. Quando ero ai domiciliari è morto mio padre di tumore, credo che la mia vicenda abbia influito".
In questa storia è stato coinvolto (e poi prosciolto) Vialli.
"Quando mi hanno arrestato, telefonava tutti i giorni alla mia famiglia. In carcere ho letto un'intervista in cui parlava di me e non mi ha fatto piacere. Ci chiariremo di persona".
Con Vialli ha vissuto gli anni più belli. Ricorda Juve-Real?
"A Madrid avevamo perso 1-0, Peruzzi evitò la disfatta. Al ritorno, dopo il gol di Del Piero, io ho fatto il secondo, in un Delle Alpi stracolmo".
E la finale contro l'Ajax?
"Sono entrato per Ravanelli, ho sfiorato il gol del 2-1, poi ho segnato uno dei rigori con Ferrara, Pessotto e Jugovic".
Quei successi sono stati offuscati dalle accuse di abuso di farmaci e da Moggiopoli.
"Io li difendo a denti stretti. Abbiamo lavorato duro, senza medicine e favori arbitrali. Tritavamo tutti, in Italia e all'estero, perché sudavamo più degli altri: Ventrone è stato innovativo, il primo a lavorare sulla forza, come oggi fanno tutti".
Lei vuole rientrare nel calcio?
"E' dura, ci provo. E' un mondo difficile, ma lo amo. Ho vissuto l'esperienza del Torino col lodo Petrucci, poi ho lavorato 5 mesi con l'Alessandria".
Nel calcio gira tanta droga?
"Come in tutti gli ambienti. Ma non certo per le prestazioni: il calcio, come doping, è uno degli sport più puliti".