GEA, Iniziato il processo
«Non è un processo all’intero mondo del calcio, ma a un settore strategico, quello del mercato, in cui acquisire le procure e consentire ai giocatori di militare in una squadra piuttosto che in un’altra rafforza il potere di club e dirigenti, perchè crea un sistema perverso lesivo delle aspettative di giocatori e procuratori. Sotto accusa sono le modalità illecite con cui venivano acquisite queste procure sportive dai calciatori cui veniva prospettata la possibilità di giocare in club blasonati a patto che si affidassero completamente alla Gea World». È stato il pm Luca Palamara a introdurre il tema del processo che si è aperto oggi contro l’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, il figlio Alessandro, Davide Lippi e gli agenti Franco Zavaglia, Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo, imputati di associazione per delinquere (articolo 416 codice penale) finalizzata all’illecita concorrenza con minaccia o violenza (art.513 bis cp) e violenza privata (art.610 cp). L’obiettivo della procura romana è dimostrare davanti al tribunale che la Gea World, nata nel 2001 dalla fusione tra Football Management (di Moggi jr e Zavaglia che acquisivano procure sportive) e la Gea Athletic (che tutelava l’immagine degli atleti), aveva messo in piedi «un meccanismo collaudato e collegato» che andava avanti con metodi minacciosi: «A un calciatore veniva detto: o mi dai la procura oppure non giocherai in una squadra importante». Una di queste era la Juventus «il cui dirigente era Luciano Moggi, padre di Alessandro che aveva una carica importante nella Gea. L’azione di influenza di Moggi senior era così diffusa nel mondo del calcio - ha proseguito il magistrato - che il dirigente che si avvicinava per la prima volta nell’ambiente doveva andare da lui per capire in che modo avrebbe dovuto esercitare la sua attività». All’attenzione del pm, «casi limitati e selezionati di giocatori sottoposti a questi metodi minacciosi, di cui sono rimasti vittime altri procuratori sportivi», come Antonelli e Orlandini. La procura ha chiesto al tribunale di acquisire una vasta produzione documentale, come i verbali di perquisizione effettuati presso la Gea e un manoscritto rinvenuto nell’ufficio di Zavaglia.
E ancora, alcune intercettazioni telefoniche provenienti dalle procure di Napoli e Torino e una musicassetta consegnata agli investigatori dall’ex agente sportivo Stefano Antonelli, che ha registrato cinque telefonate con il giocatore Manuele Blasi (soffiatogli dalla Gea) e con il padre. Centinaia le testimonianze che il pm Palamara ha contemplato tra le fonti di prova: tra le altre, quelle di chi ha condotto le indagini,e quelle dei calciatori, dei procuratori sportivi, dei dirigenti di club e degli indagati (come Chiara Geronzi, Giuseppe De Mita e Riccardo Calleri) poi usciti di scena, oltre all’esame degli imputati. Il tribunale ha rinviato al 10 luglio prossimo l’udienza per consentire alle difese di replicare alle produzioni documentali della procura. Il 12 luglio, invece, il dibattimento è dedicato all’elenco dei testimoni. Oltre quattrocento persone, tra accusa e difesa, potrebbero sfilare in aula, ma è probabile che la lista dei nomi subisca un taglio drastico da parte del collegio giudicante. Tanti i nomi in ballo, alcuni anche eccellenti, del mondo del calcio che verranno a parlare di Gea World. Si va dagli esponenti della Figc (come l’ex presidente Franco Carraro e il suo vice Innocenzo Mazzini) agli allenatori (Fabio Capello, Zdenek Zeman, Marcello Lippi), dagli attuali o ex dirigenti sportivi (Franco Baldini, Antonio Giraudo, Ermanno Pieroni e i fratelli Gaucci, Alessandro e Riccardo) ai calciatori (Trezeguet, Miccoli, Fresi, Gatti, Blasi, Grabbi, Amoruso, Baiocco, Del Piero, Zambrotta, Chiellini, Cannavaro, Ibrahmovic, Nedved), dai procuratori (Paolo Conti, Giorgio Perinetti, Claudio Honorati, Stefano Antonelli, Claudio Orlandini) ai presidenti diclub (Zamparini, Galliani, Moratti, Rosella Sensi, Lotito, Campedelli) per finire ai vecchi dipendenti della Gea (Chiara Geronzi, Riccardo Calleri, Francesca Tanzi, Massimo Cragnotti e Giuseppe De Mita).