FIORENTINA-GENOA, L'analisi di Di Chiara

Riportiamo l'analisi della partita di ieri sera, comparsa stamani sulle pagine de La Nazione, firmata da Alberto Di Chiara, ex esterno sinistro dei viola
28.09.2008 10:30 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: la Nazione

Due giorni di chiarimenti, con parole dure da parte di Prandelli nei confronti dei giocatori, colpevoli di una prestazione a dir poco disastrosa nella trasferta di mercoledì a Roma. Non a caso Cesare l'ha considerata una delle peggiori prestazioni della sua carriera. E' la prima volta da quando è a Firenze che il mister è stato costretto ad intervenire così duramente. Ci si aspettava la reazione.

 

Squadra in campo con cinque elementi nuovi rispetto a mercoledì. Solita disposizione tattica, 4-3-3. Frey in porta, con il reparto difensivo composto da Jorgensen sulla destra, la centro fuori Gamberini dentro Kroldrup a far coppia con Dainelli. E a sinistra al posto di un ancora non convincente Vargas un Gobbi che fornisce maggiori garanzie. A centrocampo fuori Kuzmanovic e Almiron con la conferma per Felipe Melo davanti alla difesa e Montolivo alla sua sinistra. Con Donadel che ritorna nella sua posizione prediletta sul centro-destra. In avanti Semioli preferito a Santana, che con la coppia Mutu-Gilardino completa il reparto.

 


Che fosse una partita difficile per i viola lo si sapeva. Sia sotto il profilo tecnico-tattico che sotto quello psicologico. Incontrare una squadra che entra in campo senza il bomber Diego Milito, con la chiara intenzione di non concedere nulla alla Fiorentina, rende più difficile il compito. La squadra di Prandelli non riesce infatti a trovare spazi sulle fasce, costringendo spesso i difensori a lanci diretti verso Gilardino, molto bravo a tenere palloni importanti, non supportato a sufficienzs negli inserimenti da dietro dei centrocampisti. Solo una prodezza poteva sbloccare la partita. E chi se non Alberto Gilardino? E' lui l'uomo della provvidenza