DALLE STALLE ALLE STELLE: LA PARABOLA DI "MILAN IL LENTO"
Mai giudicare un libro dalla copertina. Andate a spiegarlo a Milan Badelj, centrocampista croato giunto a Firenze nelle ultimissime ore del mercato estivo, che si è visto riversare fiumi di critiche nei primi cinque mesi in riva all’Arno. Curriculum di tutto rispetto, con un passato glorioso alla Dinamo Zagabria e un trascorso con alterne fortune all’Amburgo in Bundes Liga, nazionale croato, salito in corsa sull’aereo per il Brasile dopo l’infortunio di Mocinic e la chiamata nei 23 da parte di Kovac a rassegna già iniziata, Milan è arrivato in Toscana con il pesante fardello di provare in quello in cui tutti avevano precedentemente fallito: ricoprire il ruolo di vice-Pizarro.
Lento, macchinoso, a tratti quasi irritante per quelle movenze da calcio anni ’80. Sono bastate poche uscite a vuoto e Milan portava già le stigmate della più classica delle meteore. Con il mercato di gennaio alle porte e prestazioni ben al di sotto delle aspettative, l’avventura di Badelj a Firenze sembrava già poter mostrare i titoli di coda. Tutto nelle mani di Montella ovviamente. Pollice su, il croato non si muove.
E allora dalla stalle alle stelle, la splendida e sorprendente parabola di Milan Badelj. La prova dello Stadium ha fatto ricredere anche i più scettici. Geometra della mediana, prezioso in interdizione e micidiale nell’innescare le ripartenze offensive. Una prestazione maiuscola nel fortino dei nemici di una vita e pluri Campioni d’Italia. Un calcio alle critiche e ai pregiudizi, una risposta da giocatore vero, che in silenzio ha incassato, adattandosi piano piano, proprio come piace a lui, ai ritmi e agli strenui tatticismi della Serie A, per poi spiccare il volo e prendere per mano la Fiorentina.
Quanta cenere cosparsa sul capo di tifosi e addetti ai lavori nel day-alter dell’impresa di Torino. L’approccio del croato non era certo stato entusiasmante, anzi, ma considerando i fisiologici problemi di ambientamento e il ridotto minutaggio di inizio stagione, il giudizio nei suoi confronti era stato probabilmente troppo affrettato (LEGGI QUI). Infine diamo a Cesare quel che è di Cesare, anche Pradè e Macia meritano delle scuse.
Come era sbagliato trarre conclusioni affrettate, sarebbe altrettanto ingenuo farsi trasportare dall’entusiasmo di qualche prestazione sopra le righe. Ora starà a Badelj trovare la giusta continuità e provare a scalare ancora le gerarchie, anche se il giocatore ammirato nell’ultimo mese, si avvicina molto a quello che Montella e la società cercano ormai da due stagioni.