CE LA MERITIAMO NOI
Era una polveriera, il "Franchi". Innescata da quel gol velenoso dell'ex di turno, pure rancoroso, Cristian Maggio. Un gol che, seppure i venti fossero tipicamente primaverili, aveva praticamente gelato tutto lo stadio. Ma da lì era partita la rincorsa della Fiorentina. Una Fiorentina, bella, persino inaspettata alla luce dell'odissea europea. Come se il caldo e le fatiche di un viaggio impossibile non si sentissero nelle gambe di Kuzmanovic, tra i più intraprendenti per tutto il primo tempo, e compagni.
Ed infatti c'aveva pensato Bobone Vieri a rimettere in ballo tutto e a far esplodere la polveriera. Il cuore oltre l'ostacolo l'aveva gettato Adrian Mutu trascinato da una bolgia tornata bollente. E a quel punto tutto sembrava fatto. Il Milan ancora a meno quattro, e la quasi certezza di un posto in Champions League. D'accordo, d'accordo. La rabbia per questo pareggio è incontenibile, come immaginiamo lo sia stata all'interno degli spogliatoi che, probabilmente, sono stati presi d'assalto da gesti di normale sfogo di fronte a un gol subito così. Praticamente nel recupero.
Però quel che resta di una domenica emozionante e spettacolare (mai però dare per scontata la continuità con la quale la Fiorentina esprime il proprio, travolgente, gioco) è la certezza che la squadra c'è. E questo soffertissimo quarto posto se lo merita. Eccome. Chissà se il logorroico Galliani avrebbe taciuto di fronte alla vittoria della Fiorentina, per di più sugli sviluppi di un calcio di rigore onestamente discutibile. Dubitiamo sul fatto che, forse, non avrebbe fatto ricorso agli episodi arbitrali.
E allora tant'è, bisogna essere più forti di tutto e tutti. Delle polemiche sterili su un rigore dubbio che secondo alcuni, Mazzarri incluso, ha impedito alla Samp di vincere (come se il fatto di aver concluso due volte in rete non spiegasse altre dinamiche). Delle prossime due trasferte in cui, sia a Cagliari che a Torino, i viola saranno chiamati a vincere comunque. Della sfida di ritorno di Coppa Uefa contro i Rangers. E, inevitabilmente, di Pippo Inzaghi che prediligiamo di gran lunga (in quanto figura sportiva) al dirigente logorroico di cui sopra. D'altra parte, lo sottolineiamo con malcelato orgoglio, la Fiorentina se lo merita. Eccome.