NAZIONALI, Ritorni e addii viola
Domani sarà il giorno della verità. Dei ritorni e, forse, pure degli addi. E la storia di Alberto Gilardino, adesso, pronto a riprendersi il suo palcoscenico in azzurro e di Sebastien Frey. Il francese, non convocato dal CT transalpino Domenech potrebbe sciogliere presto le sue riserve e pronunciare il suo adieu a chi, in fondo, non lo aveva mai preso in considerazione.
E dire che il preparatore dei portieri francesi, Bruno Martini, al Franchi a vedere le prodezze di quel ragazzino sbocciato nel Nizza e poi approdato in Italia via Inter, c’era venuto piuttosto spesso. Strane storie del calcio. Frey ne parlerà forse oggi, alla ripresa del lavoro con la sua Fiorentina, ma lo strappo ormai è segnato e la sensazione è che non si tornerà più indietro.
Ad annunciargli la mancata convocazione (al suo posto sono stati chiamati Lloris e Mandanda) è stato suo padre: «Sarà Sebastien a pronunciare quella che sarà la sua decisione, ne abbiamo parlato e siamo daccordo».
Martedì scorso, invece, seduto in tribuna donore accanto a Sacchi, suo predecessore sulla panchina azzurra, Lippi c’era e il suo sguardo è stato tutto per lui, quel giovane che tanto aveva voluto per la spedizione mondiale di Germania 2006, Alberto Gilardino. «Sono felice due volte - aveva detto Gila nella notte del debutto europeo ai preliminari di Champions League - perché c’era il commissario tecnico azzurro e perché io ho fatto bene. Molto bene». Lippi domani lo convocherà per l’amichevole di Nizza contro l’Austria in programma tra quattro giorni. Anzi, Gila potrebbe essere pure schierato titolare.
«Mi dispiace essere uscito così dal giro della Nazionale - racconta Gila-gol -, spero piuttosto di rientrare dalla porta principale il prima possibile. L’unica strada possibile, però, passa dalla Fiorentina. Facendo bene con questa maglia, si spalancheranno tante porte ed io sono venuto qui per portare il club più in alto possibile».
Ride l’attaccante di Biella e si lascia andare all’unica grande promessa: «Ho festeggiato il mio debutto ufficiale qui a Firenze con un gol europeo (era dal 24 ottobre 2007, che perdurava il digiuno in Champions. Quella notte realizzò una doppietta allo Shakhtar, davanti al pubblico di San Siro, ndr), ho finalmente mostrato a tutti i tifosi viola quel violino che mi avevano chiesto fin dal giorno della mia presentazione.
A loro dico: siamo soltanto all’inizio. Adesso prendiamoci l’Europa, poi tutto il resto».
Gilardino raccomanda prudenza soprattutto in vista della gara di ritorno contro i cechi dello Slavia. «Pensare di aver già ipotecato la qualificazione alla fase a gironi sarebbe l’errore più assurdo che potremmo commettere. I cechi sono una squadra forte fisicamente, non dobbiamo sottovalutare niente. Tra quindici giorni giocheremo il secondo tempo di una partita lunghissima, fino ad oggi condotta sapientemente».
Ride l’attaccante viola. Ripensa a quando il suo telefonino squillò e dall’altra parte trovò prima Pantaleo Corvino e poi Andrea Della Valle: «Ho sentito fin dall’inizio la voglia irrefrenabile da parte di tutti di voler puntare su di me, ecco perché ho deciso di ricominciare da qui, da una squadra competitiva nella quale la proprietà ha deciso di investire in maniera importante». Gilardino aggiunge persino di più: «Numericamente e tecnicamente il reparto offensivo viola fa davvero paura. Chi meglio di noi? L’Inter, ma poi ce la giochiamo con tutti. Mutu è straordinario, forse unico nel suo genere, ma attenzione pure Jovetic, vi garantisco che presto farà innamorare tutti. Ha classe e talento da vendere, è un giovane davvero eccezionale».
Gilardino si ferma. Magari Lippi lo ha già chiamato, ma domani il suo nome sarà davvero su quella lista. La lista azzurra, quella che corre verso il nuovo Sud Africa 2010. Per il bis, che poi è il sogno nel cassetto di Gila-gol.