TIFOSI, Storia di una contestazione soft
Firenze schiuma di rabbia ma esprime malumore e disappunto con stile. Lo fa ad alta voce, lo fa con cento e più tifosi presenti davanti all’uscita della tribuna autorità. Ma con calma ed eleganza. Cori contro la Lega Calcio, cori contro Galliani, cori contro Rosetti. Cori, e basta. Nessun atto di violenza, fatto non inusuale in altre piazze.
Sono le 20.25 e si iniziano a sentire, dall’interno del Franchi, le prime proteste. «Buffoni, buffoni», tuonano, sempre civilmente, rispettando stile e fair play gigliati, i tifosi della Fiorentina. Dita puntate contro la dirigenza rossonera e verso la terna arbitrale, ree di aver rovinato l’impresa dei Prandelli boys negando a Montolivo un rigore limpido e cristallino. I capannelli aumentano, c’è chi chiede da che parte esca il pullman del Milan, c’è chi si informa per sapere se Galliani abbia già abbandonato l’impianto, c’è chi grida chiaramente «Della Valle alza la voce».
Alle 21.15 la situazione è caliente: cento e passa tifosi davanti alla tribuna autorità, steward e forze dell’ordine formano cordoni ma, nonostante animi infuocati, la piazza si limita a discutere animatamente tra sé, senza mai un gesto violento, appunto. Alle 21.22 esce il pullman del Milan. Semivuoto, però, visto che molti giocatori rossoneri avevano già abbandonato il Franchi da altre uscite, per raggiungere il treno alla stazione in totale sicurezza. Proseguono i cori contro Galliani.
"Ladri, Ladri" cantano i sostenitori gigliati all’indirizzo dell’avversario di turno. «Siete dei ladri, dopo Ovrebo anche Rosetti, ora basta», fanno ancora.
«Siamo stanchi — commenta un capannello — così non va. E’ tutta una montatura, impossibile che non ci sia qualcosa dietro». Poi, alle 21.30, Diego Della Valle. Dei cento tifosi c’è oramai poca traccia, visto che sono rimasti in venti e spiccioli. Però si fanno sentire, ad alta voce ma sempre con pacate proteste, all’insegna del fair play. La stampa circonda il patron viola, unico a parlare dopo il silenzio stampa voluto dalla società.
«Contro la Lazio mettiamo la Primavera, basta!», gli grida un tifoso. «Della Valle, di questo passo strappiamo gli abbonamenti. Che se lo facciano loro il calcio», tuona un altro. Ed ancora: «Si faccia sentire nelle sedi opportune», oppure «è il momento di andare in Lega, ci prendono in giro». Diego Della Valle parla per sette minuti buoni, avvicinandosi a piccoli passi verso l’automobile. I tifosi proseguono con richieste e proteste, ma soprattutto con un coro unanime. «Basta, è l’ora di alzare la voce». Con stile e fair play. Perché l’allieva Firenze ha imparato da un maestro d’eleganza, anche in momenti di fuoco come questi.