REGINALDO, una storia che ha già il suo lieto fine
Fonte: Metropoli Day
E’ già una storia a lieto fine, quella di Reginaldo alla Fiorentina. Un sodalizio che sabato scorso, mentre il brasiliano correva sotto la Fiesole, la tifoseria ha di fatto sancito con un coro tutto per lui. E a pensare a quali centravanti la curva aveva riservato determinati trattamenti c’è veramente da montarsi la testa. Eppure, ne siamo convinti, Reginaldo sembra davvero immune a un rischio del genere. Certe storie, determinate esperienze, ti rimangono dentro, ti forgiano e, se hai la forza di reagire di fronte alle difficoltà, ti fanno crescere ancora più forte. Dev’essere per forza così, per Ferreira Da Silva Reginaldo, classe 1983, il 31 di luglio, provenienza carioca, Jundiai per la precisione, a circa 60 chilometri da San Paolo.
Comincia a Treviso, all’inizio del millennio, l’avventura nel calcio e le difficoltà ci sono subito. Si racconta che all’esordio da professionista, contro il Lumezzane, tifosi avversi lo bersagliassero di offese e cori razzisti prima di abbandonare lo stadio al suo ingresso in campo. Poco male, soprattutto perché di lì a poco, lo stesso pubblico di Treviso avrebbe deciso di perdere la ragione e attaccare Reginaldo per il colore della sua pelle. Poco male, infine, perché uno come “Regi” non se n’è mai fatto un grande problema, anzi. Ha messo a tacere tutto e tutti con gol pesanti, soprattutto in serie B. Ben quindici in due stagioni, dal 2003 al 2005, quando la sua squadra si ritrovò catapultata nella massima serie per un ripescaggio. E da lì la prima, grande occasione. Un anno di A tra alti e bassi, con cinque reti in trentuno presenze, poi il grande salto. Quella proposta di Corvino, un milione circa per la metà del cartellino, che dava a Reginaldo, di fatto, una nuova chance, ancora più ambiziosa.
Volto allegro, fisico da pugile, fin dai primi giorni del ritiro di Folgaria, sul brasiliano si concentravano gran parte delle simpatie dedicate ai nuovi arrivi. Niente a che vedere con la fiducia che si dà a un brasiliano dal quale ci si aspetta calcio spettacolo, ma come inizio non c’è male. Lui ricambia, lavora sodo, si allena con grande impegno e quando viene gettato nella mischia prova a dare il suo apporto. Scattante, ma soprattutto esplosivo. Non abbastanza però per il fine palato fiorentino che inizia subito a fare “boccuccia”. Si arriverà addirittura a pensare, dopo il primo gol in maglia viola, che le porte chiuse abbiano favorito il ragazzo fin troppo timido negli approcci al Franchi gremito. Così arriva la panchina e, di contro, le richieste di mezza Italia. L’Atalanta, l’Empoli, il Livorno, il Cagliari e la lista solo Corvino sa quanto è lunga. Eppure la risposta è sempre la stessa, no grazie. La risposta è tutta nei primi dieci minuti di sabato scorso. Due percussioni che i difensori bianconeri ancora devono rivedere al rallentatore e una sassata sotto la traversa, la seconda consecutiva, che è già un marchio di fabbrica. Reginaldo si è già preso le sue rivincite anche a Firenze, adesso non gli resta che spiccare il volo. La sua storia a Firenze, del resto, ha già un bel lieto fine., e tutti sono curiosi di vedere se davvero questa storia continuerà.