JIMENEZ, Ho un ricordo bellissimo di Firenze

30.11.2007 18:40 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: solointer.it

A dieci anni Luis è una peste. In casa non ne possono più delle sue scorribande col pallone. Non fa altro che giocare, partite su partite, e allora meglio portarlo al campo. Vicino a casa Jimenez c'è il Palestinos, club di Santiago del Cile fondato dagli immigrati palestinesi, ma naturalmente aperto a tutti. Luis è un piccolo prodigio, mostra subito un talento fuori dal comune, entra nel giro delle varie nazionali giovanili e a soli 15 anni esordisce in serie A.

Poi cosa succede Jimenez?
"Vengo convocato nell'Under 17, faccio molto bene al Sudamericano e un gruppo di imprenditori decide di investire su di me: comprano il cartellino e mi offrono di giocare in Europa".

Come nasce la pista italiana?
"Ho indicato io l'Italia come prima scelta. E a sedici anni ero già da voi per sostenere una serie di provini".

Con chi?
"Ternana e Parma".

Perché poi hai scelto la formazione umbra?
"Soprattutto per motivi economici: offrivano di più sia a me sia ai proprietari del cartellino. E poi in quel momento il Parma era già in amministrazione controllata per la vicenda Parmalat, quindi la scelta è stata quasi inevitabile".

A diciotto anni l'esordio in B.
"Con Beretta allenatore, il mio primo maestro in assoluto. Giocai poco all'inizio, solo sei presenze il primo anno. Poi, nel 2003-2004 trovai spazio per una serie incredibile di infortuni dei miei compagni e non lasciai più la maglia da titolare. Sono molto legato a Beretta. L'altra sera, dopo il gol in Champions League, è stato il primo a mandarmi un sms di complimenti".



Oggi è ancora di proprietà della Ternana, con la quale i rapporti sono stati spesso burrascosi. Dopo le parentesi in comproprietà alla Fiorentina e in prestito alla Lazio, ha scommesso anche in proprio sull'avventura nerazzurra.
"E' vero. Non voglio parlare dei problemi avuti con la Ternana, periodo durante il quale è stato importantissimo per me l'avvocato Dozzini. Ho rinunciato a parecchi soldi (quelli che gli doveva il club umbro, ndr) per giocarmi la carta Inter. Sono a Milano in prestito, ma il diritto di riscatto, 10 milioni di euro, è nerazzurro. Il mio obiettivo è quello di convincere Moratti che vale la pena investire su di me. E in questo senso mi hanno fatto piacere i complimenti del presidente dopo la gara con il Fenerbahçe".

Un gol europeo che forse le ha restituito un po' del morale inevitabilmente perso per strada.
"Un gol che conta a livello psicologico, perché mi fa dire "Inter, ci sono anch'io". Non posso negare di aver vissuto qualche attimo di scoramento all'inizio, però dentro di me sono sempre stato convinto di poterci stare in una grande squadra come l'Inter".

Con Figo k.o., in un certo senso si gioca tutto in questo mese...
"La cosa non mi spaventa. Ad altissimi livelli il difficile è farsi trovare pronti nelle poche occasioni che ti vengono concesse. In coppa ci sono riuscito, ora spero di ripetermi in campionato. Ho tutte le carte in regola per restare a Milano, e lo dimostrerò sul campo".

Magari contro la sua Fiorentina.
"Un ricordo meraviglioso, le prime gare in serie A, un ambiente molto positivo e un grandissimo allenatore, Cesare Prandelli. Sarà comunque bello tornare a Firenze".
Paura di perdere la nazionale?
"Due anni fa ero addirittura capitano, poi iniziarono i problemi con la Ternana, per sei mesi non giocai a livello di club (da giugno e dicembre 2006, ndr) e persi il treno. Ora sono rientrato nel giro e sono sicuro che proprio grazie all'Inter non ne uscirò più".

Ha chiesto consigli a Zamorano?
«Ho parlato spesso con lui, per noi cileni è un simbolo un punto di riferimento. Mi ha detto: "All'Inter c'è Moratti, la miglior garanzia per qualunque giocatore di talento". Ha ragione. Da fuori mi ero già fatto l'idea di un presidente unico, ma vissuto da vicino va oltre ogni immaginazione".

Chi è Jimenez fuori dal campo?
"Un ragazzo cresciuto in fretta, fuori di casa da tanto tempo, ma legatissimo alla famiglia e al mio Paese. Ho avuto un figlio da ragazzino, si chiama Diego e gli voglio un mondo di bene. Lui è in Cile con sua mamma, ma spesso sta anche con i miei. Io, invece, ora vivo qui con un'altra donna, Maria Josè. Studio ancora, mi sono appena iscritto a Ingegneria, frequento via internet, e ho già dato un esame".

Cileno di nascita, calcisticamente italiano: dov'è il suo futuro una volta finito di giocare?
"Potrei inseguire il caldo: sei mesi in Cile e sei mesi in Italia...".