IL PARADOSSO
Il paradosso è che al momento le sensazioni positive arrivano solo ed esclusivamente dal campo. Chi ha avuto modo di osservare da vicino il lavoro della Fiorentina a Moena non ha potuto non notare una squadra che trasuda coesione e voglia di fare bene. Cementato da una tragedia che molti si porteranno dentro per sempre e poi beffato da una riammissione europea durata il tempo di una vacanza. Anche per questo il ritiro si è chiuso con una gara nervosa, persa con il Venezia, a conferma che la botta c'è stata.
Ma i segnali per veder lavorare la Fiorentina di Pioli con ancora più rabbia agonistica ci sono tutti. Si sono visti nel corso degli allenamenti, negli occhi di quelli che non sono più i nuovi arrivati, ma sono già leader (Pezzella perfetto capitano, Simeone, Chiesa, Veretout e tanti altri) e di qualche giovane che fa intravedere doti interessanti. Uno scenario al quale aggiungere la guida di Pioli che già l'anno scorso si è mostrata all'altezza anche nel momento più difficile e terribile. Il resto dovrà certamente arrivare dal mercato, ma in giorni di rovesci temporaleschi come quelli vissuti a Moena la Fiorentina in campo c'era eccome.
Il paradosso è proprio questo, con tutte le frizioni seguite alle parole di ADV, e con un ambiente tornato a dir poco elettrico, è in campo che si respira tutt'altro clima. Questione forse di un'estate dove per forza di cose ogni giocatore, ogni membro dello staff, ogni componente del comparto sportivo e organizzativo, si è ritrovato a fare i conti con l'incertezza di un'Europa da affrontare (e organizzare in casa e fuori) e con l'obbligo di dover necessariamente vivere alla giornata. Un surplus di difficoltà che la Fiorentina, almeno in questo ambito, è riuscita a gestire comunque più che bene e che potrebbe essere il modo migliore per giocare d'anticipo su un'annata che ha connotati per niente semplici.