BRIATORE, Frecciata al nostro calcio

11.01.2008 08:51 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: TG COM

Flavio Briatore torna a parlare da presidente del QPR e rifila una stoccata d'autore al pallone italiano, reo di rappresentare un 'circolo' chiuso. "In Inghilterra sei sul mercato e giochi una competizione pulita - taglia corto il 'boss' della Renault di F1 -. In Italia, la casta degli eletti che gestisce il calcio e la società non ti permette nemmeno di partecipare, figurati di vincere. Per questo me ne sto alla larga".

Perchè l'Inghilterra? Questa domanda è frullata nella testa di molti addetti ai lavori dal giorno successivo l'annuncio ufficiale dell'acquisto dei Queen's Park Rangers ad opera di una cordata legata a Flavio Briatore. Finora il quesito non aveva interessato più di tanto il manager piemontese, avaro di commenti in merito. Ma ora che ha scelto di uscire allo scoperto, il gran capo della Renault corse scatena un autentico tsunami in grado di travolgere, specie per la solita forza e l'usuale eco delle sue parole, l'intero mondo del calcio di casa nostra. Dopo l'attacco frontale ai 'maneggioni' del pallone nostrano, Briatore si lascia andare a considerazioni di natura economica, che spiegano con dovizia di particolari il suo pensiero sull'argomento e rivelano interessanti retroscena della scelta inglese. "Trovo scandaloso che in Italia abbiano permesso alle società di calcio di quotarsi in Borsa - incalza -. Ci sono tanti club ben gestiti, una su tutte il Milan. Ma sono imprese il cui unico capitale sono undici persone che corrono dietro a una palla. Che consistenza finanziaria possono avere? Qui in Inghilterra, un'ora dopo la chiusura dei transfer, senza copertura finanziaria, c'è solo la bancarotta. Gli stipendi si pagano ogni settimana, e se dopo trenta giorni non li hai pagati tutti, ti tolgono 15 punti. Poi ti chiudono, senza possibili obiezioni. Per questo sono tutti onesti e solvibili".

Un accenno ai famosi decreti spalmadebiti e all'intervento statale che ha mescolato le carte in tavola, cambiando ogni cosa. Un'altra considerazione è relativa ai vantaggi che porta con sè la proprietà dell'impianto sportivo di competenza, una scelta che in Italia è ancora di là da venire. "Su 19mila posti di capienza totale, abbiamo una media di 16 mila spettatori - spiega -: i biglietti costano molto più che in Italia, così facciamo il 50% degli incassi del Milan campione d'Europa. Se arriviamo in Premier, ne prendiamo come minimo 60 di diritti televisivi, basta arrivare decimi e diventano 70. Poi, lo stadio è nostro: ci faremo concerti, lo renderemo davvero polifunzionale. Per questo abbiamo potuto riunire il gruppo d'azionisti migliore del mondo. Sono sei, tutti nella classifica di Forbes degli uomini più ricchi del pianeta". 'Calcipopoli' è lo specchio di un mondo malato, secondo l'idea di Briatore, juventino doc. "Tutti avrebbero voluto fare quello che faceva Moggi: non ci riuscivano. Tutti lo cercavano e poi, dopo le intercettazioni, tutti pronti a saltare giù dal carro. Intendiamoci: Moggi era un male necessario per chi voleva vincere in Italia". Un quadro lugubre, un chiaro motivo per scegliere l'Inghilterra e 'snobbare' il Bel Paese.