ONLY YOU
Only you. Quella hit di successo degli anni '70 probabilmente sintetizza nella maniera più stringente anche il momento di quella Fiorentina che sarebbe arrivata 45 anni dopo l'uscita dell'indimenticabile disco romantico dei The Platters. Arrivando però alle vicende calcistiche attuali, quel “Solo tu” si riferisce al guizzante ed imprendibile Federico Chiesa e al rapporto quasi morboso che hanno con lui i compagni di squadra. No, tranquilli, continueremo a parlare solo e soltanto di calcio giocato, anche se l'uso di qualche termine può sembrare ambiguo. Spieghiamo meglio.
Chiesa è senz'altro il talento più in evidenza di questa Fiorentina. Il figlio d'arte è costantemente cercato nel gioco che ha in testa Pioli, e con la sua dote innata di personalità tende anche ad accentrare molto la manovra su di sé, arrivando a monopolizzare in certe occasioni la responsabilità sullo sviluppo dell'azione. Tutto buono, di fatto: avere un giocatore in grado di sparigliare le carte non può essere uno svantaggio. Per nessuna squadra.
Ma può diventare un limite il fatto di affidarsi solo e soltanto all'uomo in questione. Anche nella partita di ieri sera contro il Torino il motivetto tattico è stato piuttosto monotono e, banale ribadirlo, confluiva nell'ossessiva ricerca del figlio d'arte in maglia viola. Azzurra, per l'occasione. Ok la capacità di spaccare in due, ma in questo modo il rischio è di diventare prevedibili, come spesso avvenuto anche nell'incontro del Grande Torino. Solo Chiesa, è un po' poco per pensare di riuscire sempre a fare male alle avversarie. A maggior ragione se molti degli interpreti offensivi più attesi stanno mancando all'appuntamento.